L’analisi dell’economia salernitana, una “fotografia” a tinte fosche

CCIAA Salerno WebCome afferma chiaramente il Presidente della Camera di Commercio di Salerno Guido Arzano: «La situazione è grave ma dobbiamo guardare avanti».

«Sebbene siano ancora negativi, i dati rilevati per il 2012 evidenziano una generale attenuazione del trend rispetto ai pesanti cali registrati nell’ultimo triennio – dichiara il Presidente della CCIAA di Salerno Guido Arzano -. Detto ciò, l’azione dell’Ente camerale continuerà a rivolgersi verso la difesa e il consolidamento dei punti di forza espressi dal territorio. Valga come esempio per tutti la significativa presenza della filiera agroalimentare, capace di esprimere una forza lavoro e un valore aggiunto più che rilevanti rispetto alla media nazionale. Analogamente, sarà con maggior vigore perseguito l’obiettivo dell’attenuazione dei tanti punti di debolezza. In pratica, il modello di sviluppo ipotizzato dalla Camera di Commercio di Salerno si articola lungo tre fondamentali direttrici: il rafforzamento della filiera agroalimentare in termini di commercializzazione e tutela; una politica turistica basata sulle reti di impresa, sul maggior uso del trasporto aereo e l’alleanza con tour operator internazionali, lo sviluppo di una piattaforma logistica che metta in rete la dotazione infrastrutturale esistente con sistemi di intermodalità».

L’occasione di queste riflessioni è l’analisi del “Rapporto sullo stato dell’Economia provinciale”, elaborato come ogni anno dalla Camera di Commercio di Salerno in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne e presentato lo scorso 14 giugno.
Ed emergono alcuni dati allarmanti. Innanzitutto, il valore aggiunto a prezzi correnti in provincia di Salerno, per il 2012, è stimato in flessione dell’1,2%, quindi con una contrazione più intensa di quella complessiva dell’Italia (-0,8%). Nel medio periodo (2008-2011) la provincia di Salerno sperimenta una contrazione pari al -1,5% (Italia +0,3%).
Registriamo, poi, un tasso di mortalità delle imprese molto elevato e un saldo tra imprese iscritte e cessate, che per la prima volta dopo numerosi anni, è negativo con una variazione 2012/2011 pari al -0,5%. Il 53,5% delle imprese indica, inoltre, una contrazione del fatturato nel 2012, che a fronte di risposte in aumento solo di poco superiori al 10%, implica un saldo negativo pari al -41,5%.
La domanda di lavoro risente di questo clima con una flessione degli occupati in provincia di Salerno pari al -2,3%, in linea con il dato nazionale (-2,2%) e comunque migliore di quello campano (-5,6%).

Nel periodo 2007-2011, ancora, si è assistito ad una erosione dei consumi in termini reali, passati da 13.600 milioni di euro a 14.400 milioni in termini correnti (+1,1%) che, tenuto conto dell’inflazione, evidenziano un deterioramento del benessere e della ricchezza effettivamente distribuita a cui si aggiunge una flessione del patrimonio delle famiglie le quali, quindi, sacrificano porzioni della propria ricchezza per difendere gli stili di vita acquisiti.
La recessione manifesta i suoi effetti anche sul comparto turistico provinciale. I visitatori nel 2012, sia italiani che stranieri, sono in consistente flessione (arrivi -26,6% e presenze -25,3% e riguarda tutti i mesi dell’anno).
Nel 2012 la componente estera della domanda si rivela favorevole, ben oltre la media italiana (Salerno +5,3%, Campania -0,3%, Italia +3,6%), controbilanciando, almeno in parte, la flessione di consumi ed investimenti interni. Tra i settori più dinamici sul piano dell’export troviamo il comparto agroalimentare, della gomma-plastica, dei metalli e un segnale positivo proviene anche dal polo tessile. Un andamento che premia anche le scelte della CCIAA di Salerno in materia di sostegno all’internazionalizzazione delle imprese.

Sul terreno dei rapporti banche-imprese, si registrano all’interno del mercato del credito i riflessi delle dinamiche recessive. Nel 2012, la provincia segna un incremento dei depositi pari al 2,9% che, rispetto al dato nazionale (+7%), si rivela molto più contenuto, rispecchiando le difficoltà di famiglie e imprese locali nell’accumulare risorse. Sul versante degli impieghi, nel 2012, la flessione registrata in provincia è pari al -2,4%, mentre a livello nazionale si attesta al -1,2% (Campania -3,6%). I tassi di interesse effettivi praticati alla clientela vedono penalizzate maggiormente le imprese, cui vengono praticati tassi mediamente più alti di quasi tre punti percentuali rispetto alla media nazionale (10,66 in provincia di Salerno contro 7,8 in Italia), rendendo vano ogni tentativo europeo di tenere bassi i tassi ufficiali di sconto.

Passando, invece, alle previsioni degli imprenditori della provincia di Salerno per il 2013, il progressivo recupero di condizioni di maggiore stabilità dovrebbe favorire l’attenuazione del calo delle vendite verificatosi nel 2012. Dai dati dell’indagine emerge, infatti, come per il 68% degli operatori il fatturato nel 2013 dovrebbe rimanere invariato.

Tutte le tavole statistiche elaborate sono riportate sul sito internet della CCIAA di Salerno. Analizzando i dati completi, fra le altre evidenze, potremmo così rilevare la costante decrescita del manifatturiero, la modesta dimensione delle imprese provinciali, una vita media delle aziende sempre più breve, il primo posto della Germania sia alla voce importazioni che esportazioni e il secondo posto della Cina alla voce import, l’eccessiva terziarizzazione delle attività e neanche di tipo avanzato, il basso livello tecnologico e di produttività delle imprese, la disoccupazione giovanile in forte crescita. Insomma, ci sarebbe tanto materiale a disposizione per chi deve compiere scelte strategiche per il nostro territorio. Speriamo bene.