L’Arte di Fare Impresa

Un evento pensato per raccontare il legame sempre più intenso che oggi – in una logica di complementarietà indispensabile per coniugare sviluppo culturalee attrattività di un luogo – stringe tra loro mondo della produzione, cultura e territorio

 

RELATORI ARTEDIFAREIMPRESAIn un rovente pomeriggio d’estate, lo scorso 15 luglio, l’arte ha trovato casa in Confindustria Salerno in un riuscito e composito incontro pensato per raccontare il legame sempre più intenso che oggi – in una logica di complementarietà indispensabile per coniugare sviluppo culturale e attrattività territoriale – stringe tra loro mondo della produzione, cultura e territorio.

Un pomeriggio scandito in tre momenti: un film, una tavola rotonda e un vernissage. Ad aprire le danze, la proiezione di “Prima di Mezzogiorno”, il mediometraggio – realizzato con i fondi camerali del bando Crescita – che racconta la fisionomia, la memoria, le produzioni e le tipicità del Salernitano; un’opera – introdotta magistralmente dal professor Carmine Pinto – fortemente voluta dal presidente di Confindustria Maccauro per risvegliare quella coscienza di luogo propria di chi producendo crea al contempo non solo “cose” ma benessere diffuso.
Confindustria Salerno ha scelto un modo visivo e immediato per promuovere la storia dell’industria nel Salernitano agli occhi innanzitutto di chi ne è già parte e va avanti, nonostante le criticità, nell’intento di preservare il domani di un territorio dal patrimonio non solo ambientale inestimabile. Uno spaccato di memoria raccontato, però, con lo sguardo rivolto al futuro come messaggio di identità e di speranza perché i valori, le tradizioni e le radici sono le ali di coraggio necessario per continuare a fare impresa.
A seguire, poi, il dibattito su “Mecenatismo culturale e civil serving”, elegantemente coordinato dal giornalista e scrittore Francesco Durante che sul tema ha intervistato Antonio Calabrò, Coordinatore del Gruppo Cultura di Confindustria; Giuseppe Ariano, Presidente Fonderie Culturali Salerno, l’Avvocato Gianmatteo Nunziante, dello Studio legale Nunziante Magrone di Roma, promotore della Mostra di arte contemporanea “Writings” e Pina Amarelli, Amarelli Fabbrica di Liquirizia e Presidente onorario Associazione “I Centenari”.
Nel corso del confronto si è voluto portare allo scoperto le differenti facce del mecenatismo odierno, dell’opportunità anche economica dell’investimento nel vasto patrimonio artistico e ambientale, dello scambio di expertise e competenze e del civil serving perché la cultura torni ad essere elemento costitutivo e non aggiuntivo del nostro modello di sviluppo.
È emersa, infatti, più di una testimonianza di recupero e valorizzazione di siti meritevoli di aver sapientemente coniugato risultati aziendali e benefici per la collettività come quello di Ercolano. Infine, il pomeriggio si è chiuso con l’overture di una mostra internazionale di 4 artisti – Writings – (vedi approfondimento) le cui opere su carta vogliono in modo originale la relazione tra culture, secondo un’angolazione che privilegia il tema del corpo e dello spazio urbano.
La mostra – nata da un’idea di Giovanni De Michele, la cui direzione scientifica è di Alfonso Amendola – è stata curata da Massimo Tartaglione, cui abbiamo posto qualche curiosa domanda.

 

WRITINGS

A colloquio con Massimo Tartaglione, curatore della mostra 

CHRISTIAN LEPERINO
Quattro artisti di quattro diverse nazionalità per Writings: come nasce l’idea di questa mostra?
L’alleanza internazionale di studi legali che ha promosso la mostra ha richiesto che fosse invitato un artista in rappresentanza di ciascun Paese in cui hanno sede gli studi: Italia, Germania, Spagna, Inghilterra.
È emersa quindi la necessità di stabilire un rapporto tra i partecipanti alla luce di un tema di ampia portata, capace di superare la dimensione strettamente locale, ma che potesse allo stesso tempo dar conto della specificità e delle vicende di ciascun luogo. Per questo motivo abbiamo pensato a due “spazi”, quello della città e quello del corpo che sono per loro natura centri di relazioni e di dialogo, caratterizzati però da una forte stratificazione storica. L’insediamento che identifichiamo come città ha un carattere globale, che valica la scala nazionale e tuttavia, nonostante le spinte all’uniformazione dei modi di vita, conserva dei tratti profondamente distintivi.

Corpo e spazio urbano ne sono gli elementi centrali: che relazione c’è tra i due?
C’è un primo aspetto per il quale attraverso il corpo si edificano le città, si modificano e al limite si distruggono anche, ma nel corso del tempo è la città stessa a produrre dei cambiamenti sul corpo con i suoi spazi e le sue pratiche. Inoltre l’ambiente urbano pur partecipando alla smaterializzazione delle comunicazioni resta un centro di contatti concreti, appunto tra corpi.
Un secondo versante riguarda più da vicino l’arte – sintetizzato dal titolo della mostra – che trasferisce le scritture dei corpi e della città nella sua scrittura, composta da forme, luci, colori ed in questo processo si richiama alla sua storia. Così, al di fuori delle spettacolarizzazioni, ad esempio della body art, Susanne Ristow utilizza quasi una lente microscopica, che avvicina ad una pulsazione biologica con un’asprezza di segno che ricorda la grande incisione xilografica tedesca; Harry Pearce combina un sottile e quasi rarefatto humour inglese con il polo caldo dell’ironia mediterranea; Alvaro Negro ci ricorda come le forze della natura si riappropriano delle strutture abbandonate, creando un paesaggio misterioso; Christian Leperino nei suoi ritratti di straordinaria intensità ha utilizzato tecniche peculiari dell’arte contemporanea come le colature, le spruzzature e l’aerografo, preservando però un tono di luminosa classicità.