A dodici anni dall’introduzione dell’euro, che segna nel bene e nel male uno dei momenti più alti di integrazione, viviamo un momento di delusione collettiva purtroppo legittimato dalla reazione ad una crisi economica che invece di unire ha diviso i Paesi dell’Unione Europea
Il progetto iniziale era coraggioso, quasi impossibile, eppure l’unica via d’uscita dai disastri della prima e della seconda guerra mondiale. Dopo la prima guerra mondiale l’idea europeista era un “programma” di élite di intellettuali politicamente impegnati, dopo la seconda diventa un obiettivo di politica internazionale.
Europeisti spesso visionari oltre ogni limite…nel 1944 in un documento del Partito di Azione ispirato da Altiero Spinelli il PDA arriva a chiedere che, tra i principi della futura Costituzione italiana, fosse sancito che «la sovranità assoluta di cui dispone lo Stato Italiano venga considerata provvisoria» e richiedesse inoltre «l’impegno di adottare una politica estera che non pregiudichi l’adesione dell’Italia ad una federazione».
Per Spinelli e per i federalisti europei, l’Europa federata non era solo la fine dello Stato nazione ma la condizione per la nascita di una nuova democrazia, di un nuovo patto sociale (cfr. Storia e politica dell’Unione Europea, G. Mammarella – P.Cacace, ed. Laterza); un progetto che a tutt’oggi, bisogna ammetterlo, non è riuscito.
Oggi l’Europa appare un dato scontato, abbiamo con la moneta unica “l’Europa in tasca”, abbiamo la possibilità di scegliere direttamente i parlamentari europei, mentre noi italiani non abbiamo la possibilità di scegliere il candidato al parlamento italiano (!), sono aumentati i poteri del Parlamento europeo mentre si svuotano quelli del Parlamento nazionale, eppure tutto questo non basta a farci sentire davvero cittadini europei.
L’ultima generazione di cittadini europei entusiasti forse è quella della, cosiddetta “generazione Erasmus”. Gli studenti Erasmus nel 2013 sono stati quasi 250mila in tutta Europa, ma si registra purtroppo una diminuzione nell’erogazione delle borse di studio. Dal 2014 al 2020 sono stati stanziati 16 miliardi per 4 milioni di borse, si stima che nel 2020 gli ex Erasmus saranno 7 milioni. É un tassello importante di esperienze concrete di partecipazione attiva dei cittadini e dei giovani alla creazione di uno spazio politico, sociale e culturale dell’Unione Europea.
C’è tuttavia un livello di quotidianità, alla portata di tutti, che dovrebbe riconsegnarci ad una appartenenza alla cittadinanza europea, del quale forse non siamo pienamente consapevoli e che rappresenta uno degli elementi di forza e uno dei pilastri dell’Unione Europea: siamo cittadini consumatori e utenti che operano in un mercato unico utilizzando non solo la stessa moneta, ma godendo delle stesse tutele e garanzie.
A chiedere o garantire tutela per 3 milioni di pendolari italiani non è il nostro Governo di turno, ma la Commissione Europea che pochi giorni fa ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia europea per non aver recepito la normativa comunitaria in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario (regolamento (CE) n. 1371/2007). Il Regolamento europeo impone parità di accesso al trasporto in particolare per evitare discriminazioni basate su residenza/nazionalità o disabilità o mobilità ridotta e ancora il diritto di avere informazioni prima della partenza (per es. sul prezzo del biglietto) e nelle varie fasi del viaggio (per es. ritardi, coincidenze); il diritto al rimborso del prezzo del biglietto in caso di soppressione o ritardi prolungati; il diritto a un servizio di trasporto alternativo (itinerario alternativo) o a una nuova prenotazione in caso di ritardi prolungati o soppressione del servizio; il diritto a un livello minimo di assistenza nelle stazioni e a bordo dei treni in attesa dell’inizio o del proseguimento di un servizio.
E ancora, è grazie al recepimento della direttiva europea sui consumatori (direttiva europea recepita dal decreto legislativo n.21 del 21 febbraio 2014) che, a partire dal prossimo 14 giugno, entrerà in vigore il nuovo codice del consumo con importanti migliorie per il consumatore come ad esempio: in caso di servizi o beni non richiesti sarà possibile non pagare la prestazione e in casi di acquisti a distanza passano da 10 a 14 i giorni per esercitare il diritto di recesso. I nuovi diritti dei consumatori riguardano anche la consegna del bene in quanto in caso di merce danneggiata risponderà direttamente il venditore (non lo spedizioniere). Aumentano inoltre i poteri di vigilanza dell’Antitrust in un’ottica sempre più di tutela collettiva preventiva, efficace e gratuita per il consumatore.
Dal 2015 inoltre, sempre in attuazione di direttive comunitarie, saranno ulteriormente agevolate le procedure di risoluzione delle controversi per i consumatori con l’intento di evitare cause giudiziarie lunghe e costose. In generale, qualsiasi controversia di consumo dovrà essere risolta entro 90 giorni.
Il Parlamento europeo inoltre, attraverso l’ordine di protezione europeo, interviene anche in tema di protezione delle vittime di reati. Le misure poste in essere per la tutela delle vittime dei reati da parte dei singoli Paesi non si applicano se la vittima si trasferisce in un altro paese. Il Parlamento ha approvato nuove norme, in vigore dal 2015, volta ad assicurare che chiunque goda di protezione in un paese dell’UE ottenga una protezione simile se si trasferisce in un altro paese dell’Unione. La copertura di tali tutele riguarderà tutte le vittime di reati tra cui molestie, rapimento, stalking e tentato omicidio, oltre alla violenza di genere.
E ancora in tema di salute la Direttiva 2011/24/Ue ha definito regole chiare per facilitare l’accesso a servizi sanitari sicuri e di elevata qualità nell’Unione Europea, assicurando la mobilità dei pazienti che cercano servizi sanitari in un altro Stato Membro.
L’Europa quindi non chiede solo rigore, ma anche tutela dei diritti e concorrenza a beneficio delle imprese e dei consumatori.
Al momento sono pendenti 114 procedure di infrazioni nei confronti dell’Italia per mancato recepimento di direttive comunitarie che riguardano settori più disparati con notevole impatto sulla vita quotidiana (consultabili http://eurinfra.politichecomunitarie.it/ElencoAreaLibera.aspx), tra questi 22 riguardano l’ambiente, 17 i trasporti, 7 la salute, 7 il lavoro e gli affari sociali, 5 la giustizia, 3 l’energia, 3 la tutela dei consumatori.
Gli esempi di quanto l’Europa incida nel nostro quotidiano potrebbero essere davvero molti altri (basti pensare a tutto il settore della sicurezza alimentare), eppure l’Europa rischia di restare sempre e “solo” quella del mercato unico seguendo la teoria dei funzionalisti (mettere in comune determinate attività e risorse economiche) e non quella dei federalisti.
La storia, seppure ancora breve (la nascita della CECA è del 1951 ed il Trattato di Roma che istituiscono il Mercato Comune è del 1957) dell’Unione Europea tende a ripetersi ciclicamente. Le spinte europeiste hanno conosciuto momenti di grande espansione ma anche di notevoli battute d’arresto.
A dodici anni dall’introduzione dell’euro, che segna nel bene e nel male, uno dei momenti più alti di integrazione, viviamo un momento di delusione collettiva purtroppo legittimato dalla reazione ad una crisi economica che invece di unire ha diviso i Paesi dell’Unione Europea alla ricerca di improbabili soluzioni populiste, e dalla mancanza di coraggio a fronte della ricerca di democrazia e partecipazione dei popoli che ha fatto dire a molti : “l’Europa è morta a Kiev”.