«Ho subito un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere…È la sopravvivenza che le rende tali… perché non hanno pietà. Sanno che gli altri possono sopravvivere, come loro». Questa è una delle citazioni passate alla storia de Il danno, film anglo francese del 1992.
Così come nella pellicola del regista Louis Malle, c’è tanto male anche nel racconto che Elena Stancanelli affida ad Anna, personaggio principale de “La femmina nuda”, finalista al Premio Strega.
Tanto male, fatto e subito, ma non c’è la stessa consapevolezza del dopo, perché al danno avuto, così come a quello recato, non si guarda ancora con distacco. Nessuno dei protagonisti è ritratto lontano dal pericolo, nessuno può dirsi ancora e del tutto salvo. Una storia d’amore e disamore come mille altre ne sono state scritte e altrettante lette, ma che Elena Stancanelli racconta con la penna intinta in una verità che, per quanto brutale, non solo è credibile ma vicina. Possibile.
Sinossi. Anna divide la vita e una casa bellissima con Davide, suo compagno da cinque anni. La loro è una storia come tante, fatta di abitudini e di qualche zona d’ombra. Tutto cambia quasi di improvviso quando Anna scopre che Davide si è innamorato – non l’ha solo tradita – di un’altra donna. Lì ha inizio la fine, non solo della loro storia che, seppur giunta al capolinea, si trascinerà con accanimento, ma anche della serenità mentale di Anna che per più di un anno cade nel “regno dell’idiozia”. Smette di mangiare, di dormire, si ubriaca, ma soprattutto passa il tempo a controllare in maniera ossessiva i social network dell’ex e della sua nuova giovane fiamma…finendo con il diventare inconsapevolmente una vera e propria stalker. Chi la salverà da se stessa?