Dalla barra di titanio al prodotto confezionato, mezzo mondo e più sorride grazie alla bravura e alla qualità competente dell’azienda di Buccino
Anni fa Simon Kuznets, premio Nobel per l’economia nel 1971, disse che al mondo esisterebbero 4 tipi di Paesi: i Paesi sviluppati, i Paesi sottosviluppati, il Giappone, che nessuno sa perché cresca, e l’Argentina, che nessuno sa perché non cresca.
Eppure, c’è chi proprio guardando a quel Paese ha maturato la sua improvvisa scelta di diventare imprenditore.
Siamo negli anni ’90. Il mercato è in piena espansione in quella che è considerata la città straniera più italiana al mondo. Josè Felix Conte – oggi titolare della Maco International – è in Argentina per la sua prima fiera da rappresentante per un’azienda italiana di materiale odontotecnico. Il fascino di quel Paese, dalla cultura secolare di civiltà scomparse, se lo porta cucito addosso, forse perché ci è nato, forse perché ci ha vissuto a lungo dopo gli studi; così di lì a poco, quando la società bolognese per cui lavora decide di chiudere i battenti, non ha dubbi: insieme a un socio sceglie di rilevarla, comprando macchinari e magazzino.
Dalla sua Josè ha la competenza per il settore che gli deriva dagli studi, la passione autentica per il commercio con l’estero estero e un legame speciale con il Sudamerica, terra magica di coraggio e determinazione, di natura prorompente e multiforme.
Per avviare il nuovo business di produzione di impianti dentali ha bisogno di capitali per cui – anche se scettico per timore dell’eccessiva burocrazia – decide di partecipare al bando per il Contratto d’area per investire a Buccino. La sua risulta tra le prime dieci aziende finanziabili. I lavori procedono veloci e la pratica viene regolarmente completata in tempo utile, nel 2004. Il collaudo da parte ministeriale invece avviene solo nel 2011, con la pretesa illogica, per corrispondere i fondi, che alcune operazioni effettuate fossero allineate alle normative successive alla fine dei lavori.
Archiviata, dopo un contenzioso legale estenuante, la pratica del Contratto d’area la Maco International prosegue la sua espansione sui mercati internazionali, con una quota di export che oggi è pari all’80%, uffici in Messico, Marocco e Spagna e distributori sparsi ovunque, perfino in Iraq.
Dalla barra di titanio al prodotto confezionato, mezzo mondo e più sorride grazie alla bravura e alla qualità competente dell’azienda di Buccino.
Non solo impianti dentali però. Da poco più di un anno, la Maco produce anche mascherine chirurgiche e FFP2. Il vuoto del Covid-19 ha suggerito a Josè di provarsi anche in una nuova avventura, neanche questa priva di intoppi. I problemi questa volta derivano da un altro bando, il Cura Italia, nato per sostenere le imprese nella produzione di mascherine chirurgiche e Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).
Triste epilogo anche questa volta: per un investimento di 400mila euro, l’azienda ha ricevuto un anticipo e un saldo di soli 9.000 euro con un bonifico senza la causale espressa.
L’amara esperienza però, per fortuna, neanche stavolta è riuscita a guastare la voglia di farcela di Josè Felix Conte e dei suoi collaboratori: «Il tema è di natura strategica: il nostro Paese ha abdicato alla produzione di DPI perché a basso costo. Poi, con l’esplosione della pandemia, si è provato a correre ai ripari, incentivando la produzione nazionale anche per una riserva, o almeno noi che abbiamo accettato la sfida così abbiamo creduto. Nei fatti, invece, siamo stati abbandonati a noi stessi in un percorso per nulla chiaro. In più pochissimi sono stati e sono tuttora i controlli sull’arrivo nel nostro Paese di grandi quantitativi di mascherine non adatte provenienti soprattutto dalla Cina. Nonostante le difficoltà, però, l’intuizione di aprirci alla produzione di mascherine è stata giusta. Il nostro prodotto, di elevata qualità come solo il made in Italy sa e può essere, funziona ed è molto richiesto. Un grazie particolare va alla Dem Consulting, società di consulenza diretta da Andrea Catino che ci ha fornito assistenza tecnica nell’ambito del programma USAID Invest, consentendoci di ampliare i nostri reparti di produzione, installare macchinari idonei alla produzione di mascherine chirurgiche e FFP2 e di ottenere le necessarie certificazioni. I nostri sono dispositivi che garantiscono un elevatissimo filtraggio dell’aria secondo gli standard normativi e le certificazioni degli organismi accreditati a livello internazionale. Un risultato che ci ripaga. Ci è costato molta fatica, ma essere riusciti anche ad aumentare di circa il 20% la nostra forza lavoro per noi è motivo di orgoglio. Non c’è ostacolo capace di toglierti il sorriso se credi davvero in quello che fai».