«Alla nostra metà del cielo il compito di passare dal potere declinato su schemi al maschile all’empowerment femminile fin da piccole»: così per Chiara Pauciulo, vicepresidente del CFP di Confindustria Salerno, si abbattono stereotipi limitanti per entrambi i generi
Dal mondo fatato della Disney alla consulenza aziendale: come ha mosso i primi passi Chiara? Quale sirena l’ha richiamata da Milano a “casa”?
I primi passi sono stati alla ricerca dell’indipendenza. A 18 anni, avendone l’opportunità, scelsi di studiare a Milano, cui devo la mia formazione culturale e aziendalista. Iniziai un bellissimo percorso universitario alla Bocconi, laureandomi in Economia Aziendale, con indirizzo in Marketing. Il mio primo lavoro fu appunto alla Disney, all’interno della divisione televisiva di Disney Channel. Tra analisi della concorrenza, valorizzazione del brand, campagne pubblicitarie, eventi, mega riunioni, ho vissuto un’esperienza “magica” che in un certo modo ho cercato di riproporre, adattandola, una volta tornata sul nostro territorio 20 anni fa, quando il desiderio di rientrare a casa si è fatto reale e ho accolto la possibilità di lavorare nell’azienda di famiglia.
A questo grande cambiamento è seguito un lungo periodo di formazione sul campo, con mio padre a fare da guida e i colleghi di studio come metro con cui confrontarmi, nel tentativo di trovare la mia strada e dare corpo alla mia nuova identità professionale di consulente aziendale. È nata così, con una corretta sintesi tra presente e passato, la Pauciulo Strategie, società di consulenza aziendale in cui continuo a dedicarmi alla valutazione e valorizzazione di brand aziendali, alle strategie di crescita e sviluppo di tante realtà. Questo aspetto più di altri mi gratifica nel mio lavoro: vedere le aziende clienti investire, crescere e riqualificarsi anche grazie al nostro contributo.
Largo spazio alle donne nella sua realtà aziendale ma, vista da dentro, come è la collaborazione con altre donne e lei, nello specifico, come la vive?
Confesso che le relazioni lavorative con le donne per me sono più semplici e meno conflittuali, riusciamo ad entrate in empatia più velocemente. La mia prima esperienza a Milano è stata all’interno della divisione marketing con una maggioranza di uomini e poche donne, poi la situazione si è ribaltata: tutte donne, alla ricerca almeno di uno stagista uomo per ristabilire una situazione di equilibrio! Circostanze simili si sono verificate anche all’inizio della mia nuova avventura a Nocera, all’interno del nostro studio di consulenza aziendale quasi completamente al maschile. Oggi la situazione è invertita e le donne sono la maggioranza. La collaborazione tra donne per me è sempre stata fluida, arricchente, fattiva, sincera.
Ho molta fiducia nella professionalità femminile; noi donne ci sentiamo vulnerabili e per questo in dovere di dimostrare il nostro valore continuamente agli altri, uno stress che però spesso mette in luce la nostra marcia in più. Devo precisare però che i colleghi uomini non sono di certo meno affidabili nel rispettare le scadenze o misurati nelle valutazioni e concentrati sui risultati. Semmai è la somma tra la lungimiranza femminile e la concretezza maschile a fare la differenza e a dare vita a una squadra davvero vincente!
Nel suo attuale ruolo professionale e, più in generale, in quello associativo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Di sicuro coinvolgendo, dando fiducia, delegando e cercando di dare spazio alle esigenze e ai bisogni di ognuna, dagli orari flessibili allo smart working.
Come vicepresidente del Comitato Femminile Plurale di Confindustria Salerno è stato per me molto interessante lavorare ad un progetto sulla certificazione del bilancio di genere, soffermandomi sull’individuazione dei relativi indicatori. Inoltre sono stata coinvolta e impegnata in molti progetti di formazione e valorizzazione del ruolo della donna in azienda. Molta partecipazione, infine, per la veicolazione della parità di genere nelle scuole con il progetto “Siamo Pari”, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori, con il sostegno del nostro Comitato Femminile Plurale e la Fondazione della Comunità Salernitana. Credo molto nelle relazioni tra donne imprenditrici perché creano valore sul territorio, grazie alla capacità di mettersi in gioco.
Ci sono etichette attribuite alle donne che non la convincono e, quali, invece riconosce come reali punti di forza e strumenti di valore?
Beh, non credo che le donne siano meno determinate degli uomini. Penso piuttosto che se non raggiungiamo i nostri obiettivi è perché abbiamo più ostacoli nel portare a termine le nostre ambizioni professionali, dovendo da sempre conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Per questa ragione, politiche sociali e best practices aziendali, virtuose e lungimiranti, aiuterebbero a combattere un luogo comune che ci riguarda e a supportare la donna nella propria realizzazione personale e professionale. Non siamo fragili. Lasciatecelo dimostrare.
La bambina che è stata ieri aveva come modello qualche personaggio noto cui ispirarsi?
Tanti, da Alice nel Paese delle Meraviglie a Madonna, passando per le eroine di Flashdance e Top Gun, modelli che rispecchiano un’età spensierata, in cui impazzivamo tutte per Fame e Patti Smith. Di questi miti mi attraevano la determinazione e il coraggio.
Appassionata di cinema com’ero, le attrici mi davano la possibilità di vivere vite diverse dalla mia, le americane incantavano di più, da Rita Hayworth a Meg Ryan, da Jodie Foster a Susan Sarandon. E poi amavo le italiane, da Monica Vitti a Margherita Buy, perché rappresentavano la vita reale ed erano vicine a modelli di emancipazione, tra forza e fragilità, che ancora ci caratterizzano.
Ricordo che da bambina mi sarebbe piaciuto vivere in un’altra epoca, magari ai tempi del Rinascimento. Ho amato molto infatti un libro nel corso della mia adolescenza, rimasto a lungo un mio riferimento: “Rinascimento privato” di Maria Bellonci. Racconta della vita privata e “romanzata” di Isabella D’Este e il suo destreggiarsi tra il tenere salda la vita coniugale, la cura dei figli, la risolutezza nella gestione degli affari del Ducato, la capacità di negoziazione e la determinazione nel far fronte ai conflitti.
Il tutto è però intriso di ansie, timori, preoccupazioni vinte, che ancora oggi rappresentano per me un modello di conciliazione tra vita lavorativa e privata.
Cosa tocca oggi alle donne?
Soprattutto fare impresa e dunque (alle donne tocca) quel che tocca anche alle imprese…formazione, fare rete, aggregazione, innovazione ma facendosi paladine anche delle radici, delle tradizioni, della cultura socio-economica e imprenditoriale; e poi ancora essere al servizio delle nuove generazioni, del rispetto della legalità, delle minoranze, dell’ambiente, attraverso una condivisione responsabile delle risorse umane, economiche, sociali, naturali ed energetiche.
Il potere è purtroppo ancora nelle mani di pochi ed è per questo sempre più responsabilità delle donne passare dal potere “maschile” (coniugato a volte ricorrendo alla violenza e alla forza bruta sulle donne) all’empowerment femminile, all’affermazione del ruolo e dei diritti della donna nel mondo, al coinvolgimento e all’uguaglianza di genere in tutti i campi.