La partnership come driver per la crescita sostenibile

A colloquio con Maria D’Amico, componente GI Confindustria Salerno e Marketing & Sustainability Manager Gruppo D’Amico: «Per fare buona impresa sono necessarie innovazione, inclusione e azioni di squadra»

 

Uno dei progetti distintivi del Gruppo GI di cui è parte è stata l’istituzione di commissioni tecniche. Soddisfatti del lavoro fin qui svolto?

Da circa tre anni e mezzo, il nostro Gruppo Giovani ha dato vita a delle commissioni tematiche che affrontano argomenti di particolare valore per le imprese cui, in modo pragmatico e funzionale all’obiettivo, ciascuno di noi ha potuto per “competenza” contribuire. Abbiamo approfondito diversi temi, tra cui il digital, la green economy, la finanza, il marketing e le infrastrutture. Grazie a programmi strutturati sono state di volta in volta organizzate delle sessioni di approfondimento che hanno coinvolto esperti esterni al mondo dell’associazionismo. Il bilancio è positivo perché ciascun appuntamento è stato occasione di crescita. Personalmente credo molto nel miglioramento continuo, come donna e come manager. Di recente, infatti, ho scelto l’Executive MBA di 24Ore Business School per dare un contributo maggiore alla azienda di famiglia acquisendo nuove competenze e aggiornando quelle che fanno già parte del mio bagaglio culturale e formativo.

A proposito di donne, anche sul gender gap avete avviato una solida iniziativa, insieme con il CFP di Confindustria Salerno…

Con il progetto “Siamo Pari”, che ha l’obiettivo di favorire la diffusione della cultura della parità di genere all’interno delle scuole primarie e secondarie di primo grado della nostra provincia, vogliamo contribuire a far crescere la sensibilità delle generazioni future sul tema,  andando a scardinare pregiudizi e stereotipi che limitano la crescita di una società fondata sull’uguaglianza dei diritti. La diversità genera ricchezza e come tale va sostenuta, rispettata e non oltraggiata. A fare davvero la differenza sono e dovrebbero essere il merito e le competenze, non di certo il genere, specie in ambito lavorativo.

Dal futuro cosa è legittimo che le imprese si aspettino? 

La resilienza e la perseveranza che ci contraddistinguono come italiani ci hanno consentito di resistere alle diverse crisi trasversali degli ultimi anni. Nonostante le tante criticità, che tuttora mettono a dura prova le nostre imprese, l’ottimismo credo debba restare solido, perché basato sulla consapevolezza della qualità e dell’appetibilità del nostro made in Italy nel mondo. Bisogna però insistere sul piano della sostenibilità. Tenuto conto delle numerose problematiche cui inevitabilmente stiamo andando incontro e il peggioramento della condizione ambientale in generale, occorre agire con coscienza per cercare di arginare i danni ed evitare che le risorse scarseggino. Uno dei problemi principali delle aziende è la scarsità delle materie prime: c’è bisogno di trovare soluzioni che siano in grado di garantire qualità e benefici, restando al passo con i cambiamenti che investono i gusti e gli stili di vita dei consumatori. La vera sfida per le imprese è sempre più quella di riuscire ad anticipare le tendenze di mercato puntando all’innovazione. Oltre all’ottimismo, all’importanza di un approccio sostenibile e innovativo non solo per ridurre l’impatto sul pianeta, ma anche per garantire il benessere sociale ed economico delle persone, al necessario supporto delle istituzioni, ritengo fondamentale un altro requisito per fare buona impresa: coltivare la capacità di fare squadra, ingrediente capace nel concreto di determinare il successo.

Promuovere la collaborazione è un valore in cui credo molto, certa che – come sosteneva il matematico John Craig – «per quanto un uomo possa fare, non importa quanto coinvolgente la sua personalità possa essere, egli non farà molta strada negli affari se non sarà in grado di lavorare con gli altri».