Il cancro alla mammella è il tumore più frequente della popolazione femminile e rappresenta la seconda causa di morte nelle donne tra i 35 e i 75 anni, dopo le malattie cardiovascolari. Le neoplasie mammarie, eccezionali sotto i 20 anni, rare tra i 20 e i 29, divengono più frequenti dopo i 30 anni e raggiungono la massima incidenza tra i 45 e i 60 anni, mostrando un aumento relativo con il progredire dell’età. Un recente studio promosso dal Cancer Research Uk, associazione britannica che promuove la ricerca sul cancro, pubblicato sull’International Journal of Cancer, ha dimostrato che l’attività fisica riduce il rischio di tumore al seno.
I ricercatori hanno preso in esame oltre 8.000 casi di cancro del seno nelle donne. Dai dati raccolti hanno scoperto che le donne più fisicamente attive avevano meno probabilità di sviluppare il cancro alla mammella, rispetto a quelle che erano fisicamente inattive. Se le donne attive vedevano ridurre il rischio del 13%, le donne moderatamente attive potevano beneficiare di una riduzione dell’8%. Assolutamente d’accordo anche Pierfranco Conte, direttore del Dipartimento di oncologia ed ematologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il quale spiega che le donne che fanno moto con continuità possono ridurre il rischio di un tumore al seno anche del 20% e il beneficio si accresce dopo la menopausa: in tale periodo ogni ora di sport abbassa il rischio tumorale del 6%.
Inoltre, l’attività fisica aiuta anche le signore già malate di cancro: con 3-5 ore di moto a settimana una paziente con cancro al seno dimezza il rischio di morire a causa di tale patologia.
Tuttavia, pur essendo l’attività fisica una delle più efficaci armi di prevenzione del tumore, il consiglio di adottare uno stile di vita corretto non è tra le principali raccomandazioni del medico alla propria paziente.
A tal proposito, lo studio di ricercatori della Jackson Foundation, in California, ha confermato come i dottori e le pazienti sottovalutino questi aspetti nell’approcciarsi al problema delle neoplasie: dopo una diagnosi di cancro al seno l’unica modifica significativa nelle abitudini di vita era un aumento dell’autopalpazione, che passava dal 61 al 72%.
A un anno dalla diagnosi nessun’altra modifica si riscontrava nello stile di vita delle pazienti: in pratica, rispetto alle donne che sanno di essere a rischio, quelle che hanno già saputo d’avere un cancro si rassegnano più facilmente e non mettono in atto salutari cambiamenti nella loro quotidianità. Una passeggiata, una nuotata o un giro in bici, possono proteggere le donne dalle forme più diffuse di tumore. Per avere questo effetto preventivo, però, l’attività fisica deve essere moderata ma costante e regolare.
Se poi, l’attività fisica diventa anche esperienza di condivisione, è ancora meglio. Per molti pazienti è stato utile iscriversi a un corso di «movimento e sport per malati di cancro».
I gruppi permettono di fare nuove conoscenze con persone che hanno alle spalle un’esperienza simile, con cui è più facile scambiare opinioni: bastano poche parole per capirsi. Insomma, l’attività fisica regolare risveglia le energie latenti. Grazie al moto e allo sport si possono relegare in secondo piano, e in parte superare, le difficoltà dovute alla lesione dell’integrità fisica e psichica, alla mancanza di fiducia in se stessi e donare un generale senso di sicurezza, valido alleato per superare i comprensibili momenti negativi scaturiti dalla malattia tumorale.
a cura di obiettivodonna.it