di David Graeber e David Wengrow | Edito da Rizzoli, pp. 736

Sedetevi, sdraiatevi, concentratevi e affrontate questo libro dibattito come una risposta possibile alle domande che questo tempo vi pone (se volete). Scritto dall’antropologo David Graeber (scomparso un mese dopo aver ultimato il libro) e dall’archeologo David Wengrow, “The dawn of everything, L’alba di ogni cosa” racconta dell’evoluzione sociale dell’Homo sapiens in modo non lineare, insistendo profondamente sulle possibilità umane, specie quella di cambiare il mondo intorno a sé.

Gli autori, lungo il corposo, affascinante e meticoloso volume che li ha visti dialogare dieci anni, si chiedono da dove nascano la guerra, l’avidità, lo sfruttamento, l’insensibilità alle sofferenze altrui. In particolare si domandano quale sia l’origine della disuguaglianza, senza arrendersi all’interpretazione della stessa come di un fenomeno ineluttabile.

Tre le libertà fondamentali che secondo gli autori caratterizzano la storia sociale degli uomini: la libertà di andar via (di spostarsi in altri luoghi e in altre collettività), quella di non piegarsi agli ordini sgraditi e quella di dare vita a nuove relazioni sociali.

Ricordarsene è il giusto punto di partenza per immaginare un mondo davvero differente.