L’ARMONIA DELLA BUONA IMPRESA

Oggi i modelli vincenti sono quelli basati sulla collaborazione, sulla libera circolazione delle informazioni e su di una leadership diffusa. Occorrono capacità e funzioni piuttosto che gerarchie: responsabilizzare, valorizzare, motivare e remunerare devono essere le linee guida

 

La leadership, analizzata da differenti angolazioni e prospettive, è stato il tema nevralgico della nostra Assemblea Pubblica, svoltasi lo scorso 4 marzo al Teatro Verdi di Salerno, la mia prima nelle vesti di presidente di Confindustria Salerno. Il futuro dell’impresa italiana è infatti, secondo noi, legato non solo all’innovazione, alle competenze, alla mobilitazione di capitali, ma in questi tempi incerti soprattutto alla riaccensione di entusiasmi personali e di gruppo. A crearli sono solo i progetti di valore e, su questo, le nostre aziende non sono seconde a nessuno. Negli ultimi anni abbiamo affrontato competitor in mercati lontani, lanciato nuovi prodotti, innovato completamente processi. La gran parte delle nostre imprese poi, per molte delle quali il mercato domestico è residuale, è a buon punto nella transizione energetica e in quella green e nel volere fare la propria parte per uno sviluppo che sia più inclusivo, equo e attento ai diritti delle persone. Oggi i modelli vincenti sono quelli basati sulla collaborazione, sulla libera circolazione delle informazioni e su di una leadership diffusa. Il capo di una volta, autoritario, solo e isolato al ponte di comando, proiettato esclusivamente verso obiettivi economici, ha fatto il suo tempo. Anzi, un tale modello oggi è totalmente disfunzionale per il successo dell’azienda.

Occorrono capacità e funzioni piuttosto che gerarchie: responsabilizzare, valorizzare, motivare e remunerare sono le linee guida che devono orientare le nostre azioni.

Per avere poi successo in uno scenario così mutevole, bisogna muoversi con agilità, motivare gli altri a cercare nuove strade più adatte alla realtà, far crescere autonomia e competenze delle persone, distribuire responsabilità invece di accentrare potere, ricompensare tutti perché tutti sono artefici dei destini dell’azienda. Dentro e fuori le nostre fabbriche, non ci occorrono uomini capace di ingaggiare battaglie, ma incapaci di intraprendere mediazioni. Servono persone in grado di indicare la “direzione”, l’unica responsabile del reale funzionamento di una organizzazione.

Meno muscoli, meno affermazione personale e più empatia. Abbiamo sempre più bisogno di leader credibili e gentili, valori sinonimo di capacità di ascolto, accoglienza, generosità, altruismo che, nel tempo, sono serviti alla specie umana per evolversi e prosperare perché – vale la pena ribadirlo – una società senza empatia non funziona. Diventa luogo di conflitto. La guerra di tutti contro tutti è un modello irreale che rifiutiamo con decisione.

Nel mio mandato di presidente, mi impegnerò per proseguire l’eccellente lavoro di riconnessione al territorio e alla base associativa svolto in questi anni da quanti mi hanno preceduto. Continueremo ad essere la casa delle imprese, un luogo aperto di confronto in cui il noi non è una parola vuota o fuori moda ma certezza. Nessuna leadership infatti può funzionare senza una vera condivisione del percorso e degli obiettivi e senza tenere conto che il lavoro di tutti è fondamentale. Ed è per questo che ringrazio la mia squadra composta da Vito Cinque, Dino Giordano, Edoardo Gisolfi, Francesco Palumbo, Pierluigi Pastore, Lina Piccolo, Stefania Rinaldi, Velleda Virno e i vicepresidenti Istituzionali Marco Gambardella e Vincenzo Iennaco.

A loro e a tutta Confindustria Salerno auguro un futuro da protagonisti.