Abbiamo avuto modo di conoscerla come politico: è stata la più giovane presidente donna della Camera dei Deputati; successivamente, l’abbiamo vista abbracciare la scena del palcoscenico televisivo nelle vesti di conduttrice e autrice di programmi, occasione in cui ha dimostrato capacità di cambiamento e di umiltà; da ultimo, la vediamo attivamente impegnata nella Learn to be Free, conosciuta come LTBF Onlus e Only Italia. Stiamo parlando di Irene Pivetti.
Presidente, anche la LTBF “crea” innovazione: in che modo rappresenta una risorsa per il lavoro e le imprese?
In verità mi sono ritrovata io stessa ad aver realizzato questo progetto senza sapere che fosse innovativo. In tutti questi anni di vita pubblica mi è stata continuamente fatta un’unica richiesta: “mi aiuti a trovare lavoro”. Il problema delle persone è sempre stato il lavoro. Nel 2008, dopo diversi anni che ero fuori della politica, ho cercato di fare quanto mi era possibile creando uno strumento per aiutare le persone a trovare occupazione. Inizialmente ho percorso la strada classica facendo formazione e, da qui, il nome Learn To Be Free. La formazione aiuta, dà libertà di azione e ci rende capaci di gestire il nostro destino. Mi sono però resa conto in brevissimo tempo (sei mesi) che, anche se importantissima, il vero nodo non era questo. Un disoccupato formato è meglio di un disoccupato ignorante ma sempre disoccupato resta! Chi non ha lavoro ha bisogno di un’azienda intorno per lavorare. Ed è così che la Learn To Be Free ha scoperto la sua vera natura e vocazione: essere una struttura per far nascere aziende. Al fine di sostenerne la nascita e il consequenziale lavoro, è importante però che si interagisca con le amministrazioni locali.
Quali sono le altre attività della Learn To Be Free?
Una è il Festival delle Identità, un’iniziativa culturale destinata alla promozione e al marketing territoriale. In realtà si tratta di una piattaforma culturale, dal ricchissimo programma, che dura tutto l’anno. Nel 2011, è nata, poi, una seconda creatura – Only Italia – che, oltre ad avere un sito proprio, vive oggi in maniera totalmente autonoma rispetto alla LTBF.
In che modo Only Italia promuove il made in Italy in Cina e la partnership tra imprese italiane e cinesi?
Only Italia è una rete di imprese italiane, produttrici di diversi generi di prodotto – cibo, vino, mobili, moda, gioielli, ed altri ancora – interessata al mercato cinese. Abbiamo costruito una rete di rapporti molto solidi in Cina, anche alcune società, e stiamo aprendo punti vendita Only Italia per vendere i prodotti del circuito. Oggi la situazione è tale che ci ritroviamo a vendere anche prodotti di aziende italiane non ancora entrate nella rete, prima ancora cioè della ufficializzazione mediante atto notarile.
La crisi ha cambiato gli imprenditori, secondo lei, e in che modo Only Italia può aiutarli?
Oggi la situazione economica è così complicata che sono davvero tanti i leader d’azienda ad essere scorati e timorosi, in più senza soldi, vessati dalla burocrazia e dalla mancanza di prospettive incoraggianti. Pertanto, per paura, molti rinunciano addirittura anche alle iniziative più semplici, meno costose e meno rischiose. Only Italia però può essere un valido alleato.
I cinesi già amano i prodotti italiani. Perché allora il made in Italy ha bisogno dell’iniziativa di Only Italia direttamente in loco?
Dire che il nostro Made in Italy è molto richiesto in Cina – siamo i primi nei loro desideri – è una mezza verità. In realtà i cinesi – al pari di qualsiasi altro consumatore – quando vogliono una cosa, comprano quella che trovano disponibile. Al popolo cinese piace molto il Made in Italy, ma se poi trova “sul banco” il Made in France compra quello, così come se vede l’olio spagnolo acquista l’olio di produzione spagnola e se trova un designer tedesco si serve dell’offerta tedesca. Se noi non siamo sul loro mercato, il cinese non viene a cercarci.
I cinesi vogliono i prodotti italiani delle griffe più conosciute (la Ferrari, Ferragamo e le Tod’s), in totale di una dozzina di aziende conosciute come eccellenza e luxury brands.
Only Italia però è in Cina per tutte le ditte italiane che non sono rappresentate e che, pur essendo di altissima qualità, non sono ad elevatissimo marketing.
Avere svolto un ruolo politico ha contribuito alla nascita della LTBF e di Only Italia? Se sì, in che misura?
Per un verso moltissimo, perché ho capito a fondo come funzionano le istituzioni e mi sono potuta liberare dalla paura che avevo. Anche molti imprenditori non si avvicinano alle istituzioni in modo corretto perché ne hanno timore, a volte disprezzo, altre perché sono dominati da una totale mancanza di fiducia, senza pensare che il mondo delle istituzioni può rivelarsi molto utile. Oggi ho l’orgoglio di dire che Only Italia ha ricevuto una targa di congratulazioni da parte del Presidente Napolitano, un grande riconoscimento. L’aver fatto politica, invece, non mi è di certo servito per avere qualche amico che favorisse, per avere una sola raccomandazione a vincere un bando, per ottenere un euro o una commessa importante. Anzi, in quel senso l’esperienza politica precedente mi è stato di ingombro.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Di sicuro, nei prossimi anni lavorerò al completamento dell’azione di Only Italia. Inoltre, terrei molto a recuperare e ad affrontare il tema dei territori marginali dei piccoli comuni che mi sta particolarmente a cuore.