Le barriere tariffarie nel commercio internazionale

Fabrizio Ceriello
servizi per l’internazionalizzazione delle imprese

Una breve disamina di cosa sono e come vengono calcolate alcune delle principali limitazioni agli scambi di prodotti fra Paesi
Malgrado l’impegno assunto dai vari Paesi con l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio sia quello di ridurre le limitazioni agli scambi, nella realtà esistono spesso barriere che restringono le opportunità fornite dal commercio internazionale. Queste possono essere di tipo tariffario, tipicamente l’applicazione dei dazi all’importazione, e di natura non tariffaria che si esprimono sotto forma di contingentamenti, quote e barriere tecniche.

I dazi all’importazione rappresentano le principali barriere tariffarie e hanno il compito di proteggere i produttori interni dalla concorrenza dei prodotti importati da Paesi terzi. Un dazio non vieta quindi l’acquisto nei paesi terzi, lo rende solo più oneroso. Normalmente i dazi convenzionali sono calcolati tramite un’aliquota da applicare su un determinato valore, tipicamente il valore doganale delle merci, e in tal caso si parla di dazio ad valorem.

Frequenti però sono anche i dazi specifici, cioè applicati su elementi quantitativi come il peso o le quantità e, più raramente, i dazi misti, una combinazione dei due precedenti.

Esistono poi altri tipi di dazi, più rari e tipici di alcuni settori, come il dazio stagionale, nel caso di prodotti come la frutta, che prevede l’applicazione di aliquote diverse a seconda del periodo dell’anno in cui avviene l’importazione, e i dazi relativi ad una destinazione particolare, intesa come un determinato tipo di utilizzo cui sono destinate le merci importate.

Altri tipi di dazi, poi, sono quelli applicati nell’ambito della politica commerciale adottata da un Paese. Un esempio è il dazio antidumping, che si aggiunge a quello convenzionale, volto a contrastare una pratica commerciale sleale, il dumping, basata sulla vendita sottocosto o ad un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nel Paese di origine.

Il compito del dazio antidumping, pertanto, è di riportare il costo del bene importato ad un livello minimo praticato all’interno del Paese importatore e può essere applicato anche solo ai prodotti di singoli produttori o verso quelli di un determinato Paese. Ancora, è possibile che siano applicati dazi compensativi che hanno il compito di neutralizzare gli effetti di sovvenzioni e/o altre misure di incentivo applicati da Paesi terzi nei confronti dei loro produttori ed esportatori, che possono tuttavia provocare pregiudizi economici ai Paesi importatori che cercheranno di compensare tali forme di sostegno proprio grazie all’applicazioni di questi dazi.

Sotto forma di dazio all’importazione – e sempre in aggiunta al dazio convenzionale – può anche essere quello applicato a titolo di misura di salvaguardia, quando un incremento significativo di importazioni di un determinato prodotto mette in difficoltà i produttori interni.

Non si tratta di fronteggiare comportamenti sleali come nel caso del dumping ma di voler così contrastare, per un periodo limitato, l’accesso indiscriminato di un determinato bene che rischia di mettere in difficoltà i produttori interni.