Le sfide DIGITAL della nuova Legislatura

Tra le azioni più importanti da perseguire rientra la promozione della diffusione di modelli di e-commerce nei mercati business-to-business, utilissima nel dare vita nuova all’identità e alle collaborazione tra pmi in filiera

 

Lo scorso 31 luglio, con le Camere sciolte e il Governo in carica solo per gli affari correnti, è stata recepita la Direttiva Europea 2019/2161 che, fra le altre cose, è volta a regolamentare il fenomeno delle recensioni online. La riforma, con tale provvedimento, intende in particolare favorire solo la pubblicazione di recensioni verificate e limitare quelle frutto di una incentivazione promozionale: messo all’angolo dalla sua caduta, il Governo non ha potuto che delegare all’Agcom l’implementazione puntuale del provvedimento, la determinazione delle sanzioni per quegli operatori che non si conformeranno alle misure e il contrasto all’inerzia che spesso è rappresentata dalle piattaforme digitali. Si tratta di uno dei tanti casi in cui il mercato digitale è definito da livello europeo che il nostro Legislatore deve rincorrere, non senza difficoltà.

Anche per questo le tante sfide e i tanti dossier rimasti sul tavolo dopo la caduta del Governo Draghi metteranno a dura prova le competenze e la visione strategica che l’Italia adotterà nei confronti non della digitalizzazione in senso astratto, ma delle tante declinazioni di cui essa è costituita e che interseca i ministeri e i livelli amministrativi.

Per quanto concerne la Pubblica Amministrazione, il Governo che uscirà dalle urne e dal Parlamento si troverà a dover finalizzare e implementare il “Programma PA Digitale 2026” e, sulla base del successo, in termini di diffusione e utilizzo, di strumenti di trasformazione digitale come SPID, PagoPA e IO, favorirne ulteriormente l’uso e al contempo estenderne l’adozione da parte degli Enti Locali.

Il PNRR prevede del resto impegni stringenti per quanto riguarda la digitalizzazione, l’innovazione e la sicurezza della Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda invece la cornice complessiva del mondo digitale, il Progetto “Italia digitale 2026” individua un programma di diffusione della banda ultra-larga nel rispetto delle richieste europee: alla luce delle risorse disponibili nel nuovo contesto economico, non sarà trascurabile osservare l’impegno del nuovo Governo a individuare e allocare le risorse necessarie. Digitalizzare un Paese significa però non solo dotarlo di infrastruttura materiale, ma supportare le organizzazioni e le aziende perché possano accrescere la loro produttività interna e la loro competitività esterna.

Tutte le attività digital, non solo il commercio elettronico, richiedono infatti competenze qualificate, in grado di supportare chi esprime la domanda di servizi digitali, e attrezzate per porsi al suo fianco sia nella definizione della strategia che nell’operatività dei processi. Al contempo, la forte asimmetria che spesso vede contrapposte le piattaforme digitali e le aziende si traduce in molti casi nella limitata assistenza offerta, nell’opacità con cui le regole sono applicate e nei ritardi con cui le decisioni prese vengono implementate.

Lo Sportello Platform-to-business individuato a livello comunitario e in Italia di competenza dell’Agcom è oggi uno strumento poco conosciuto, ma molto importante nell’accrescere trasparenza ed efficienza nell’uso del digitale da parte, soprattutto, delle PMI. In particolare, una crescente assistenza è dovuta dalle piattaforme digitali nella misura in cui siano impegnate a collaborare con soggetti pubblici nazionali e locali come l’Istituto Commercio Estero per accrescere la presenza delle aziende italiane e la vendita di prodotti e servizi in Italia e all’estero. A questo proposito, un aggiornamento delle figure professionali definite dal Ministero del Lavoro affinché includano anche quelle del mondo digitale così da promuoverne la riconoscibilità e le tutele può supportare l’incontro fra domanda e offerta. Se molte iniziative rientrano pienamente nell’ombrello progettuale e finanziario del PNRR, un dossier che rimane aperto è quello legato al diritto d’autore e alla sfera di applicazione che questo ha online. Nel dicembre 2021 infatti, l’Italia ha recepito la Direttiva UE sul Copyright in una modalità che molti osservatori hanno ritenuto non coerente con il modello di determinazione e distribuzione dell’equo compenso approvato in sede comunitaria.

Nella prossima legislatura tale adozione richiederà un continuo monitoraggio e forse possibili correzioni perché gli editori più piccoli e innovativi non risultino esclusi dai diritti maturati dall’impiego dei loro contenuti da parte delle piattaforme digitali. Con la nuova finanziaria da elaborare, discutere e approvare nei primi mesi della nuova legislatura, tali temi rischiano però di restare in ombra. Ecco perché merita segnalarli e apprezzarne la rilevanza soprattutto perché l’impulso del Governo, nei Ministeri competenti, possa favorire, a livello locale, l’individuazione di iniziative specifiche.

Durante il periodo pandemico ad esempio, molteplici sono state le forme di e-commerce di prossimità intraprese, ma le difficoltà progettuali di tali iniziative soprattutto sotto il profilo logistico possono trarre beneficio dall’attivazione di accordi quadro nazionali fra le associazioni di categoria e possibili partner logistici. In parallelo, sulla base dell’esperienza di accordi locali tra enti locali e piattaforme di booking online, di giovamento potrebbe risultare un dialogo nazionale con gli operatori del settore per diffondere le buone pratiche emerse ad aree turistiche al momento non dotate di tali convenzioni.

Ancor più importante, può essere la promozione della diffusione di modelli di e-commerce nei mercati business-to-business: in un panorama, come quello italiano, connotato dalla densità di PMI, l’opportunità di accelerare lo sviluppo di piattaforme e-commerce di filiera e a promuoverne lo studio nei distretti territoriali può dare vita nuova alla loro identità e collaborazione.

Se è auspicabile dunque che il Ministero dedicato all’Innovazione tecnologica continui nell’opera di miglioramento del sistema Paese è altrettanto necessario che siano opportunamente seguiti anche dossier che non possono che avere una ricomposizione a livello comunitario come quelli afferenti il tema del GDPR. A questo proposito, lo scorso autunno e in previsione dell’elezione del prossimo Parlamento Europeo, la Commissione Europea ha avanzato una proposta di riforma volta ad accrescere la trasparenza in merito agli investimenti e alle modalità di pianificazione delle campagne pubblicitarie politiche online sia da parte dalle piattaforme digitali che da parte dei committenti e dei loro centri media. La prossima legislatura può dunque farsi portatrice dello spirito della proposta perché sia adottata anche in Italia e prima della tornata elettorale comunitaria. Il digitale infatti non è un bene in sé: lo è se diventa uno strumento per accrescere la ricchezza di un territorio e per migliorare la vita dei suoi abitanti.

La diffusione sul territorio nazionale e il ruolo rivestito dalle piattaforme di delivery richiede dunque che ne sia garantita la congruenza con il diritto del lavoro italiano anche grazie all’impegno, da parte degli operatori, a rendere trasparente il proprio algoritmo di distribuzione degli incarichi così da evitarne distorsioni e abusi.

Anche per questo, debbono infine essere favorite adeguate campagne di comunicazione e di sensibilizzazione, condotte sia sui media, sia per il tramite di partner operativi, per diffondere una consapevolezza digitale improntata all’utilizzo di strumenti e all’adozione di comportamenti volti ad consolidare la sicurezza personale, la cybersecurity e il contrasto ai fenomeni distorsivi della Rete come il cyberbullismo, la disinformazione, la dipendenza dallo smartphone.