Insieme con Confindustria Salerno la Procura costituirà un Tavolo Tecnico per definire azioni comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoriale che garantisca loro la trasparenza e il rispetto delle regole
Procuratore, cominciamo dalla Riforma Orlando: un cammino a ostacoli, lungo due anni. Cosa la convince e cosa meno? Le norme sulla prescrizione, ad esempio, saranno utili?
A prescindere dalla buona volontà del Ministro della giustizia, persona che stimo, a non convincermi è il metodo utilizzato. Da decenni si va avanti con riforme settoriali che non guardano complessivamente a tutto il sistema che, nel tempo, è diventato così farraginoso, di difficile comprensione per gli stessi addetti ai lavori.
Se il legislatore, come sosteneva Bernardo Tanucci, Ministro della Giustizia e Ministro degli Affari esteri e della Casa Reale di Borbone, finisce per avere “l’arteteca” facendo e disfacendo, allargando e restringendo le norme come accaduto per la prescrizione, non solo il cittadino resta disorientato ma anche l’interprete. Nel caso della prescrizione, ad esempio, la soluzione è già nella Carta Costituzionale che sul punto è chiara: un processo deve essere giusto e per esserlo viene da sé deve svolgersi con rapidità, in tempi ragionevoli.
Un ordinamento che preveda un processo destinato a svolgersi in tempi lunghi e che preveda la possibilità che il reato si prescriva in tempi altrettanto lunghi mentre il processo ancora si svolge, è di per sé già un nonsenso, perché va in direzione contraria a quella che è la strada maestra tracciata dalla Costituzione.
La vera riforma sarebbe quella tesa alla semplificazione, alla delegificazione perché come dicevano i romani “simplicitas legum amica”.
La Costituzione è e deve rimanere il nostro punto di riferimento e alla luce di essa andrebbe riformato l’intero sistema penale. Finora nessuno ci è riuscito. Il codice Rocco è ancora in vigore, eppure è nato in pieno regime fascista. Possibile, allora, che nel nostro Paese non ci siano giuristi in grado di aggiornarlo in un quadro sistematico di insieme?
E perché non si riesce?
Perché in Italia si legifera in modo frammentario, sotto l’impulso del momento o del problema contingente. La classe politica dovrebbe, invece, avere forza, capacità e tempra morale tali da mettere mano a riforme che servono ai cittadini, in primis quella relativa al diritto penale che, in quanto Magna Carta del reo, condiziona e delimita non solo le scelte di politica criminale che si traducono nelle leggi penali ma, più semplicemente, indica cosa è lecito e cosa vietato ai cittadini.
Il diritto penale ha a che fare con i grandi valori costituzionali, la tutela della vita, del patrimonio, la legalità dell’azione amministrativa e, per questa ragione fondamentale, ne andrebbero riscritte le regole secondo principi di chiarezza, semplicità e rapidità. Ancora una volta la Costituzione dovrebbe essere il giusto riferimento, con il suo linguaggio certo ed essenziale, senza opacità alcuna.
Torniamo al “nostro” territorio: quali sono le cifre dell’economia criminale nel Salernitano e che tipo di “illegalità” trova più diffusamente terreno fertile?
Non esistono numeri assoluti, ma stime di massima. C’è chi ritiene che il prodotto lordo della criminalità si aggiri intorno a 130 miliardi, altri che invece lo approssimano a 10 miliardi. In ogni caso ciò che è certo è che la criminalità oggi ha cambiato pelle, avendo dalla sua una grossa capacità di spesa. La criminalità, in alcune aree del Salernitano, è arrivata a radicarsi nell’economia legale, addirittura acquisendo aziende, approfittando delle difficoltà finanziarie che molte imprese hanno attraversato a causa della crisi economica.
La sua visione collaborativa del ruolo della Procura a Salerno, tesa non solo alla repressione dell’economia criminale ma anche ad azioni che rinsaldino rapporti sani con la cittadinanza e con le imprese, sta ottenendo buoni riscontri?
Più che di collaborazione, io parlerei di trasparenza nelle indicazioni delle strategie di intervento per l’aggressione e la neutralizzazione dei fenomeni criminali salienti nel nostro territorio.
In questo solco si inserisce anche l’incontro avuto con il Consiglio Generale di Confindustria Salerno lo scorso 27 settembre, a valle del quale sarà costituito un Tavolo Tecnico per definire azioni e iniziative comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoriale che garantisca loro la trasparenza e il rispetto delle regole. È possibile costruire insieme delle sinergie per allontanare dal circuito dell’economia legale l’impresa cattiva. È nell’interesse sia del circuito delle imprese sane, sia della Procura, quotidianamente impegnata per assicurare il rispetto delle regole e delle leggi.
Anche in tema di ambiente è possibile lavorare a un clima di maggiore cooperazione con le aziende, migliorando lo scambio di informazioni e prevenendo così i possibili errori dovuti alla sola buona fede?
Certo. Il mio ufficio ha orientato le proprie attività in questa direzione. Oltre a illustrare le criticità e le strategie di contrasto ai comportamenti devianti, la Procura vuole informare il cittadino, spiegandogli ad esempio a quali controlli potrebbe essere sottoposta la sua azienda, per aiutarlo a mettersi sulla strada della legalità anche in tema di tutela ambientale.
Un tempo nelle scuole si insegnava l’educazione civica, oggi passata di moda. Non crede sia stata una scelta miope e sbagliata?
Senz’altro lo è stato, ma la semplice educazione formale oggi dovrebbe essere perfezionata mettendo in essere azioni concrete. Credo nella potenza del buon esempio nel nostro sistema sociale, capace di dare vita a comportamenti coerenti e virtuosi, innescando naturalmente positivi processi imitativi ed emulativi. Pensare e praticare i valori.
Questa potrebbe essere oggi la buona educazione.