È stata inaugurata lo scorso 31 agosto, alle ore 19, nel piccolo sacello altomedioevale di Scala, sito nel supportico che collega Piazza Municipio con Palazzo Mansi, la mostra dell’artista Ciro Vitale “MEDITERRANEOMARE. Naufragio Occidentale” promossa dal Comune di Scala, con il supporto del BAD (Bunker Art Division) di Giuseppe Buonanno e curata da Maria Giovanna Sessa.
Il suggestivo spazio è conosciuto come Cripta del Purgatorio poiché al suo interno furono ritrovate murate un gran numero di ossa che le conferirono la valenza di una piccola necropoli. Dopo un accurato restauro, realizzato grazie all’impegno della giovane Amministrazione che dal 2013 regge il piccolo Comune della Costiera, è stato destinato a luogo di cultura e di crescita sociale per la comunità.
A tale obiettivo è orientata la rassegna #incripta, ideata da Maria Giovanna Sessa, che si propone di rivitalizzare il pregevole edificio riscattandolo dal lungo abbandono e aprendolo alla ricerca sui linguaggi visivi contemporanei.
La mostra è costituita da un’installazione ambientale che evoca l’ineluttabilità degli eventi drammatici che si consumano quasi quotidianamente nel cosiddetto Mare Nostrum. Il tema trattato è quello attualissimo dell’emigrazione che per il territorio meridionale costituisce anche un tema storico, collegato alla povertà e all’isolamento socio-economico di molte zone, già vissuto con sofferenza e sacrificio dalle vecchie generazioni: Vitale ha affrontato con lucida intensità queste fondamentali questioni, creando inedite soluzioni visive quali il colorato intreccio di indumenti, spoglie umane annodate a mo’ di corda di salvataggio, simbolo del comune, drammatico destino a cui i profughi irrimediabilmente vanno incontro.
Vitale, nativo di Scafati, è impegnato in una fervida attività artistica nazionale e internazionale in cui riversa la sua grande sensibilità per le tensioni e le problematiche sociali contemporanee. L’autore ha incentrato la sua indagine sulla imminente scomparsa dei valori umani e culturali dovuta alla globalizzazione e all’insensibilità dilagante del nostro tempo, considerando l’arte unico strumento di “resistenza culturale.”
A Scala l’artista realizza un palinsesto visivo che illustra il divario tra la funzione storica del Mediterraneo, culla di cultura e di civiltà diverse sulle cui sponde è nato l’alfabeto, quindi la parola e il dialogo e l’odierna situazione di emergenza umanitaria, di silenzio colpevole rispetto agli enormi flussi migratori creatisi per l’inerzia emotiva e la mancata risoluzione dei problemi socio-politici da parte delle principali potenze europee: un percorso di riflessione e di denuncia che è uno straziante j’accuse, volto a scandagliare le ragioni di questo assoluto disinteresse a ravvivare la comunicazione e la solidarietà tra popoli ed il rispetto per la memoria di tutte le vittime che continuano a scomparire nei fondali marini.
L’atmosfera di desolazione e di solitudine provocata dalla videoproiezione ispirata al dipinto “L’Isola dei Morti,” dello svizzero Arnold Boklin, si riverbera nell’allestimento delle due sale in cui la scultura raffigurante un teschio, interamente modellato nel sale, è composta dello stesso elemento che riveste il pavimento, bianca ed omogenea distesa il cui tetro e straniante scricchiolio, che allude alla colpevole indifferenza del mondo, pone amaramente fine ad ogni illusione di salvezza.
La mostra è visitabile fino al 31 ottobre – tutti i giorni 9.00/14.00 – presso la Cappella del Purgatorio – Supportico San Lorenzo, Scala (SA).