Museo Etrusco di Pontecagnano, a spasso nella storia

g tomayLa direttrice Gina Tomay racconta con passione il suo sito di frontiera, augurandosi che diventi polo culturale di riferimento per tutto il territorio dei Picentini

Lei è da poco la nuova direttrice del Museo “Gli Etruschi di frontiera” di Pontecagnano. Che situazione la attende alla luce della riforma del Mibact, il Ministero dei beni e attività culturali? Cosa farà per fare bene?

Con il recente decreto del ministro Franceschini è stata ampliata la mappa dei musei e dei luoghi della cultura affidati alla gestione dei Poli museali regionali. Quello di Pontecagnano entrerà infatti a far parte del Polo museale campano. Con questo passaggio si compie l’ultimo step di un processo che ha visto, oltre alla creazione di musei dotati di autonomia finanziaria e gestionale, anche l’accorpamento delle soprintendenze. Vedremo solo tra qualche anno gli effetti concreti di tali cambiamenti che, in sintesi, separano la valorizzazione del patrimonio archeologico dalla ricerca e dalla tutela sul territorio. Si è voluto operare questa distinzione perché si è ritenuto che nell’ambito delle soprintendenze i musei non fossero al centro di azioni e progetti adeguati di promozione e valorizzazione. Ho accettato il compito, assolutamente lusinghiero, di dirigere il Museo di Pontecagnano perché è uno dei Musei Archeologici più importanti della Campania, dove sono esposti reperti di eccezionale valore e importanza dal punto di vista storico e archeologico.
A Pontecagnano e, in generale nel territorio picentino, sono state portate in luce tantissime testimonianze che hanno consentito agli archeologi di ricostruire nel Museo la complessa e articolata storia di questo comprensorio, che fin dall’Età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) è posto al centro dei traffici del Mediterraneo. Devo ammettere, però, che mi mancherà quella parte del “mestiere di archeologo” relativa alla ricerca sul campo e alla tutela.

In concreto cosa la aspetta?
Con il passaggio di Pontecagnano al polo museale regionale il mio ruolo sarà essenzialmente legato alla promozione del Museo. L’ambizione è di far diventare il Museo Archeologico Nazionale Etrusco
di Pontecagnano un polo culturale di riferimento per tutto il territorio dei Picentini. In questa direzione sarà fondamentale il rapporto con le Amministrazioni e gli Enti locali e con le Associazioni Culturali che
vorranno condividere con noi politiche e progetti di promozione culturale ad ampio raggio. Con il Comune di Pontecagnano già la Soprintendenza aveva instaurato una preziosa collaborazione, che
annovera tra i risultati già conseguiti il trasferimento della Biblioteca Comunale proprio presso il Museo. In questi giorni si stanno completando i lavori, che hanno previsto il coinvolgimento da parte del Comune della Fondazione Alfonso Gatto di Salerno: l’artista Pino Roscigno sta decorando le pareti della biblioteca con murales ispirati ai versi del poeta salernitano.
Ma questo è solo un primo passo. Un altro progetto cui si sta lavorando con il Comune è quello di realizzare un nuovo accesso al Museo, con la creazione di una piazza antistante che integri anche
fisicamente il Museo con la città, stimolando, quindi, la partecipazione quotidiana della comunità di Pontecagnano alla vita e alle attività del “suo” Museo.

Come intende rafforzare il senso di bene comune intorno al Museo?
L’allestimento realizzato nel 2007, data di inaugurazione, è molto curato e soddisfa pienamente le esigenze dei visitatori sia sul piano didattico sia sul piano scientifico, ma ci sono così tanti spazi disponibili nell’edificio che stiamo pensando di arricchire l’offerta espositiva con mostre tematiche, che diano conto anche delle recenti scoperte della ricerca archeologica e che forniscano un buon motivo per tornare anche a coloro che hanno già visitato il Museo.
Ad ottobre, poi, inaugureremo una Mostra di arte contemporanea dedicata alle opere di Pietro Lista. Si tratta in realtà della terza edizione di un Progetto intitolato “Contemporaneamente Museo”, curato
da Adele Campanelli e Giovanna Sessa, che ha ricevuto grande seguito e attenzione anche da parte dei non “addetti ai lavori” grazie al diffuso interesse che riscuote il connubio tra archeologia e arte
contemporanea.
Se l’offerta culturale che metteremo in piedi sarà valida, se il museo si radicherà ancora di più sul territorio e se la comunità lo percepirà come elemento fondante non solo del passato ma anche del futuro, sono certa che arriveranno anche investimenti privati, in un quadro di più ampia condivisione di obiettivi che possano incrementare lo sviluppo culturale e turistico di questo territorio.
Penso, poi, alle sinergie possibili con gli altri musei del comprensorio salernitano, Paestum, il Museo Archeologico Provinciale di Salerno, ma anche il Museo dello Sbarco. Integrandoci potremo offrire al
turista che arriva a Salerno un ventaglio di possibilità davvero straordinario, costruendo un dialogo positivo per tutti i soggetti coinvolti.
Non bisogna infatti ragionare per compartimenti stagni, ci troviamo in una terra fortunatissima dal punto di vista storico-culturale e paesaggistico e per esaltare al massimo queste caratteristiche occorre fare squadra.

Un’ultima domanda: come definirebbe la cultura Made in Italy?
Il patrimonio culturale del nostro Paese è fatto di grandi ma anche di tante piccole realtà. Quello italiano è un territorio variegato, multiforme, che si è arricchito e trasformato nel tempo nel segno dell’interazione e dello scambio. Mille campanili sì, ma tutti frammenti di un racconto corale che va preservato, promosso e valorizzato, perché è questo che restituisce una realtà unica e assolutamente peculiare. Il nostro è un Paese dai mille racconti e dalle mille storie.

 

 

museo etruscoGLI ETRUSCHI DI FRONTIERA
Il Museo ripercorre e fa rivivere la storia dell’insediamento di Pontecagnano dalle più antiche fasi di vita, attestate a partire dal 3500 a.C.. L’esposizione dei reperti è organizzata in senso cronologico, ma presenta anche approfondimenti tematici con focus dedicati – ad esempio – al banchetto e al sacrificio. Mirabile è la ricchezza della documentazione funeraria: sono più di 9000 le tombe recuperate dagli scavi che testimoniano lo sviluppo dell’insediamento etrusco-campano dagli inizi del IX secolo a.C., con l’arrivo di genti provenienti dall’Etruria, fino all’età tardo-antica.
Preziosi oggetti provenienti da Siria, Fenicia, Egitto, Grecia ed Etruria testimoniano i contatti e gli scambi con gli altri popoli del Mediterraneo: le élites aristocratiche di Pontecagnano esibiscono nel corso del VII secolo a.C. corredi funerari principeschi che mostrano l’elevato livello di strutturazione sociale raggiunto dall’insediamento. Il sito è l’avamposto etrusco più meridionale, a diretto contatto con la frontiera greca rappresentata, al di là del fiume Sele, dalla città di Poseidonia Paestum. La sua favorevole posizione geografica, posta allo sbocco di importanti valli fluviali e dotata di facili approdi costieri, ha fatto sì che Pontecagnano divenisse un polo di attrazione per le popolazioni dell’interno: nell’ambito delle necropoli, numerose sono le sepolture appartenenti ad individui di ethnos irpino, perfettamente integrati nel tessuto sociale della comunità.
Nella seconda metà del V secolo a.C. la comparsa in alcune tombe di oggetti estranei al consueto corredo funerario (armature con corazze a tre dischi e cinturoni in bronzo) mostra la presenza di elementi sanniti che, come avviene nello stesso periodo a Poseidonia, prenderanno di lì a poco il sopravvento sulla compagine sociale.
Oltre che dalle necropoli la storia dell’insediamento è narrata attraverso le testimonianze provenienti dagli scavi dell’abitato e dei santuari, fino alla fondazione della colonia romana di Picentia nel 268 a.C. La città, ribelle al tempo dell’invasione di Annibale e durante la Guerra Sociale (80-79 a.C.), perde l’autonomia amministrativa ricadendo nell’orbita della vicina Salernum.
Visitare il Museo di Pontecagnano è un po’ come leggere un libro di storia: una storia in massima parte non scritta, ma ricostruita attraverso il lungo e paziente lavoro di scavo e di studio degli archeologi.