Il galateo impone di non rovinare la festa – anzi, le feste – a quanti credono nelle tradizioni e intendono celebrarle a dovere
Una moda che non passa ma che non ne fa passare una. Poco intelligente, come tutte le mode. Stiamo parlando di quella di disprezzare le feste comandate. «Sono commerciali, sono un inno al consumismo, alla convivenza forzata, ai regali non sentiti», e così via. A Natale poi non se ne parla: si scatena, da chi non vuole i presepi nelle scuole a chi va a cena con cani e porci tutto l’anno, ma trova insostenibile una vecchia zia che vede giusto quel giorno. Io questa storia non l’ho mai capita e non la capirò mai. Tanto più che, se c’è una cosa che il galateo invita a rispettare, sono proprio le tradizioni. Il Natale, Capodanno sotto il vischio, la Befana che porta le caramelle, sono tutte tradizioni che se non son parte delle origini più radicate, lo sono almeno per acquisizione, ormai talmente datata, da averne perso il giorno d’inizio.
L’importante è non farsi contagiare da quelli che prima criticano e trattano da obsolete le nostre feste in famiglia, e poi perdono giorni interi alla ricerca del look per Halloween, snobbano lenticchie e cotechino, ma il giorno del Ringraziamento servono tacchino e patate, protestano per la Prima della Scala, ma sono in coda per il sacchetto azzurro di Tiffany.
Natale è un giorno come un altro? Bene: non rovinatelo a coloro che non lo considerano tale. Statevene in casa a guardare Fantaghirò 17 e non salite sullo scranno a giudicare chi onora le tradizioni. Natale è un giorno dedicato al consumismo? Regalate qualcosa che non cambi le sorti dell’economia, ma che vi dia l’occasione di dimostrare di aver fermato il tempo per dedicarvi a qualcuno che vi vuole bene: una pagnotta fatta in casa, un libro anche riciclato pensato per chi lo deve leggere, un vasetto di marmellata, ed ecco che, con pochi euro e molto cuore, avete sistemato anche la coscienza sindacalista.
Che poi, se c’è una categoria dalla quale non vedrete mai un regalo, è quella fatta da chi dice che i regali vadano comprati in qualsiasi momento, basta trovare quello giusto. Non si è mai capito se è il momento giusto o il regalo giusto che non arriva mai, sta di fatto che da questi non vedrete mai una “caramella”. Altra categoria sono quelli che tirano in ballo la fame nel mondo come contrapposizione alle tavole imbandite nelle nostre famiglie. E lo dicono, naturalmente, all’aperitivo dove un drink si paga 10 euro e sul bancone del bar servono di tutto di più senza limiti: «on tutta la gente che muore di fame, ancora si vedono tavole opulente».
Avete ribrezzo delle tavole opulente, vorreste vederci tutti a servire alla mensa dei poveri, proprio quel giorno? Bene! Dite il buon esempio, poi visto che Natale è un giorno come un altro, tornateci anche a Santo Stefano. Non che sia un gesto da condannare: se lo snobismo del Natale porta volontari nelle associazioni umanitarie, significa che lo spirito è più forte della polemica. Il problema è che per me è più facile credere a Babbo Natale che alle buone intenzioni di chi, anziché metterle sull’albero con un sorriso, ha deciso di scassarle, le palle. Scusate la franchezza: non pensate che a Natale siano tutti più buoni, tranne me.