La denuncia dell’Assessore al Lavoro della provincia di Salerno Pina Esposito: «Bisogna abbattere la pressione fiscale e consentire alle imprese di ripartire con gli investimenti»
Assessore, i dati all’avviamento al lavoro in provincia di Salerno nell’ultimo anno sono a dir poco sconfortanti. Il segno meno è l’unica costante…
Purtroppo lo scenario del mercato del lavoro non solo in provincia di Salerno, ma nell’intero Mezzogiorno, risente di dinamiche negative da ricondurre alla grave crisi congiunturale in atto. Anzi, probabilmente siamo di fronte ad un ciclo non più di tipo congiunturale, ma, per molti versi, strutturale. In altre parole: è in corso di cambiamento la stessa “geografia” produttiva delle regioni meridionali e non solo.
Quale comparto e quale tipologia di lavoratore soffre di più?
I comparti in particolare sofferenza sono il manifatturiero e le costruzioni. Ma l’onda negativa investe in maniera importante anche tipologie contrattuali riferibili al turismo. L’agricoltura “contiene” in qualche modo i danni, ma il bilancio è in rosso per tutti i segmenti produttivi.
Quali contromisure la Provincia di Salerno può mettere in campo per mitigare gli effetti di una crisi che non accenna a risolversi?
Bisogna andare alla radice del problema. Il territorio salernitano già prima del 2008 e della grande crisi economica era in difficoltà sotto il profilo delle dinamiche produttive. In questi anni di doppia recessione non è ancora emerso un nuovo modello di sviluppo condiviso, capace di valorizzare le potenzialità che pure ci sono e sono anche molto evidenti: agroindustria, beni culturali, turismo o – meglio ancora – “turismi” in grado di attirare diversi target da tutto il mondo.
Come commenta, invece, il recente decreto legge governativo per il rilancio dell’occupazione? Quali urgenze sono state trascurate?
Il Governo Letta ha messo in campo una serie di strumenti per smuovere le acque della disoccupazione giovanile, ma nel contesto generale nel quale ci muoviamo e con i numeri con i quali dobbiamo confrontarci è evidente che occorre ancora fare molto altro ancora. Bisogna abbattere la pressione fiscale e consentire alle imprese di ripartire con gli investimenti. É necessario, cioè, attivare tutte quelle dinamiche in grado di “costruire” lavoro vero, frutto di una crescita produttiva che deve ripartire al più presto possibile.