Vincitore del Premio Strega europeo, Patria di Fernando Aramburu è un libro che non si dimentica, che non dimentica
In un andirivieni coinvolgente tra presente e passato, i protagonisti della storia ritornano sempre a un evento terribile che ha segnato indelebilmente la vita di tutti. Al centro della narrazione l’ETA, l’ex organizzazione armata basco- nazionalista separatista che, dal 1959 fino al 2011 ha seminato terrore e morte in Spagna. A vivere la storia, due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili e sodali. Anche le loro mogli, Miren e Bittori, pur molto diverse tra loro sono intime, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni Settanta e Ottanta. Ma poi l’evento tragico: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA e, dopo una serie di richieste estorsive che rispedisce al mittente, cade vittima di un attentato.
Bittori allora va via, per mancanza di forza ma anche perché non gradita e isolata da chi un tempo era suo amico.
Nel 2011 però Bittori torna sul luogo del delitto, armata del desiderio di trovare e sapere la verità per una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte.
Patria è la storia di un Paese che deve misurarsi con l’orrore che ha prodotto dentro di sé per andare avanti o per ottenere quel perdono necessario a non morire in vita.
«Perché credi che sono ancora viva? Ho bisogno di quel perdono. Lo voglio e lo pretendo, e fino a quando non lo avrò non penso di morire».