Si profila una congiuntura favorevole per il recupero dei luoghi interni grazie a diversi provvedimenti normativi ad hoc. La ricaduta sociale connessa è notevole, si riportano attenzioni e risorse dalla costa alla montagna, si innesca un trend economico volto anche all’adeguamento antisismico del patrimonio storico e, soprattutto, ad una pluralità di azioni a sostegno dei prodotti tipici locali
C’è un crescente interesse dei viaggiatori italiani e stranieri verso i piccoli paesi dell’Appennino. Si tratta di borghi rurali di altura, poche centinaia di abitanti, da tempo in via di spopolamento. Il fascino che irradiano è però unico e irresistibile. Certo, attirano un determinato tipo di visitatori: colti, curiosi, camminatori; alla ricerca di valori autentici e di stili di vita sobri; un mondo antico e diverso, legato alla campagna, ai boschi, al cibo sano e locale; alla lentezza; lontani dalle folle e dalle mode di massa. Nei piccoli borghi le case sono di pietra con coppi di laterizio brunito e con all’interno soffitti di legno massiccio; qui ritroviamo il senso tattile degli intonaci ruvidi, delle mattonelle di cotto arrotato, della pietra grezza e scalpellata. In questi posti l’aria è buona e c’è quello che strettamente necessita. C’è la decrescita, c’è un silenzio che domina e che asseconda.
Questi borghi sono luoghi ecologici ante-litteram: sistemi eco-sostenibili con ortaggi e frutta e grano ancora coltivati e consumati in loco; borghi intelligenti. In Campania ve ne sono tanti e molto interessanti tra l’Irpinia, il Sannio e il Cilento. Alcuni sono classificati tra i “Borghi più belli d”Italia”, altri aderiscono alla rete “Borghi Autentici d”Italia”, altri ancora hanno ottenuto l”ambita “Bandiera arancione”, il marchio di qualità turistico ambientale dal prestigioso Touring Club Italiano: 215 le “bandiere” in Italia, solo 4 finora in Campania. Nei piccoli borghi spopolati tra l’Irpinia e la Lucania Vinicio Capossela ha portato lo Sponz-Fest, con al seguito migliaia di fans da tutta Europa.
Sono nati festival di resilienza in alcuni luoghi cardine: Cairano 7x, il festival visionario nell’omonimo borgo biologico di 300 abitanti e “La luna e i calanchi”, la festa della paesologia ideata ad Aliano da Franco Arminio. Un premio nazionale, che si chiama “Recupera-Riabita“, dal 2011 viene assegnato a chi recupera un luogo dell’Appennino, a chi – riabitando – genera visioni, emozioni e nuova occupazione. Piccoli paesi, grande vita; si direbbe. A Castelvetere sul Calore (Av) c’è un borgo medioevale, recuperato dieci anni fa con fondi europei, che è divenuto un albergo diffuso tra i più grandi e più belli d’Italia. Circa 20 alloggi, una trattoria, una sala eventi, una bottega di prodotti tipici e artigianato locale, una chiesa, un museo e vari spazi espositivi, senza trascurare le piazzette ed i vicoli del borgo… Meta ormai di studiosi giapponesi, il passaparola è sui social e sui portali dedicati. Ci si arriva magari per dormire a basso costo, per visitare da lì le mete costiere più gettonate; poi però si finisce con lo scoprire le cantine del “Taurasi docg” all’intorno, per partecipare alle feste medioevali e per perdersi tra castelli e abbazie millenarie.
Possono nascere nuove forme di economie green, ecologiche, sostenibili, legate al recupero dei borghi rurali dell’appennino campano?
Sembra proprio di sì; si profila una congiuntura favorevole per il futuro di questi luoghi interni:
a) La Camera ha approvato all’unanimità lo scorso 26 settembre la legge che salva i piccoli paesi dall’estinzione: stanziati 100 milioni di euro per risollevare l’economia dei comuni con meno di 5.000 abitanti; sono tantissimi in Italia, ubicati per lo più nella fascia interna montana centrale: 5.585 paesi, circa il 70% del totale dei Comuni italiani dove vivono poco meno di 10 milioni di abitanti.
b) Il ministero dei Beni culturali ha eletto il 2017 come Anno nazionale dei Borghi.
c) Per la prima volta, la capitale della cultura europea è una città rurale del sud interno: Matera nel 2019 porterà l’attenzione internazionale sull’entroterra appenninico meridionale e sui bellissimi borghi lucani.
d) Il colosso delle vacanze peer to peer “AirBnb” ha scelto il borgo abbandonato di Civita di Bagnoregio per “Casa d”artista”, un progetto che potrebbe cambiare l’accoglienza di rete in Italia: per la prima volta, la possibilità di soggiornare mescolati ad artisti provenienti da tutto il mondo accolti a prezzi agevolati, in cambio di un’opera d’arte da lasciare al paese.
e) La regione Campania, infine, ha da poco varato la misura 7.6.1 nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale in vigore fino al 2020 con l’obiettivo di favorire il miglioramento e la valorizzazione delle aree rurali interne attraverso azioni di riqualificazione del patrimonio culturale e naturale dei villaggi, del paesaggio rurale e dei siti ad alto valore naturalistico.
Quest’ultima in particolare è un’opportunità per gli imprenditori campani per investire su uno sviluppo che punti sui territori e sulle comunità, capace di coniugare storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le nuove tecnologie e la green economy.
Quello del recupero dei piccoli borghi finalizzato all’accoglienza turistica è un tema molto concreto che ha suscitato ad esempio l’interesse dell’Ance al laboratorio-convegno organizzato a Scario (Sa) a settembre scorso dall’Ordine degli Architetti di Salerno. I piccoli comuni, oltre un importante patrimonio storico-architettonico, detengono la gran parte del patrimonio di biodiversità agroalimentare; vi si coltiva oltre la metà della produzione agroalimentare nazionale che ha reso celebre il Made in Italy nel mondo.
La potenziale ricaduta sociale connessa al “recupero architettonico” e all’indotto turistico è notevole; si potrà puntare ad avere un riequilibrio tra mare e montagna attraverso la diversificazione dell’offerta complessiva regionale; l’obiettivo è innescare un trend economico virtuoso, volto anche al necessario e improcrastinabile adeguamento antisismico del patrimonio storico; si attiverebbero una pluralità di azioni a sostegno delle cento produzioni agricole locali da trasformare in offerta eno-gastronomica col brand “Campania”. Certamente bisogna affrontare nell’immediato problematiche serie come la eccessiva frammentazione delle proprietà catastali; bisognerà inoltre lavorare su altre misure – se ne stanno occupando alcuni progetti pilota – come la ristrutturazione dei presidi ospedalieri e del trasporto pubblico, anche con la riattivazione delle ferrovie dimenticate. Interventi fondamentali per favorire gli investimenti nei piccoli paesi della Campania interna, per recuperare il patrimonio storico, per ricostruire i tessuti sociali, per riabitare una bellezza purtroppo oggi in via di abbandono e di spopolamento.