Rosario Caputo, presidente di GA.FI. e di Federconfidi, delinea il futuro prossimo degli organismi di garanzia
Presidente, la fusione per aggregazione con CRC ha consolidato ulteriormente la posizione di GA.FI..
Sì, oggi GA.FI. è l’organismo di garanzia più importante del Sud. Ciò è stato possibile grazie a un processo di concentrazione di forze e risorse, che si configura come un’azione di crescita dimensionale, da un lato, e di efficienza organizzativa, dall’altro.
Per quanto riguarda la Campania, qual è il suo giudizio sul sostegno ai Confidi?
Nell’ultimo biennio abbiamo avvertito un radicale cambiamento delle politiche creditizie a sostegno delle imprese e un reale coinvolgimento dei Confidi nella gestione degli strumenti di incentivazione e nell’allocazione delle risorse alle PMI. Credo che su questo fronte ancora ci sia molto da fare e sono convinto che la lungimiranza dell’attuale gestione politica regionale assegni un ruolo fondamentale ai Confidi sin dalla prossima programmazione comunitaria.
Secondo lei in che modo?
Dobbiamo destinare risorse finanziarie per potenziare i sistemi di garanzia in grado di generare una forte leva di sviluppo per le PMI, ad iniziare dalla possibilità di creare una sezione speciale presso il Fondo di Garanzia da utilizzare in controgaranzia pei i Confidi vigilati affinché, in seguito alla revisione dei criteri del Fondo stesso, si possa mantenere inalterato il livello di copertura attualmente ricevuto. Inoltre sarà utile replicare iniziative come il Fondo di garanzia rotativo affidato ai Confidi e operazioni di Tranched Cover.
Come valuta la riforma del Fondo Centrale di Garanzia?
La riforma renderà le modalità di intervento del Fondo più efficaci ed efficienti, riducendo l’assorbimento di risorse pubbliche a parità di volumi di finanziamenti garantiti. Dal 1° gennaio 2018, con le nuove disposizioni l’intervento pubblico in favore di imprese sarà inversamente proporzionale al loro standing, assicurando ai Confidi una maggiore possibilità operativa sebbene con percentuali di copertura inferiori.
La legge 150 del luglio 2016 sollecita i confidi ad autoriformarsi.
Pur mancando ancora i decreti attuativi, ritengo siano quattro gli obiettivi da raggiungere: ridefinire il ruolo del sistema dei confidi nella filiera della garanzia; rafforzarne la capacità di sostegno all’accesso al credito delle micro imprese e delle pmi; semplificare e razionalizzare gli adempimenti e lo scenario normativo di riferimento; assicurarne la sostenibilità nel tempo.
Qual è il suo pensiero sugli NPL, i cosiddetti crediti deteriorati?
Nutro forte perplessità per le proposte della vigilanza bancaria Bce. In questo momento un’ulteriore stretta creditizia accrescerebbe la selettività del credito riducendone l’erogazione. Le imprese vanno supportate e non penalizzate nell’accesso al mercato finanziario e dei capitali.
Dallo scorso luglio lei è anche Presidente Nazionale di Federconfidi.
Anche da un osservatorio più ampio, la fotografia del sistema non muta. È importante realizzare forme di condivisione dei rischi tra i confidi, per essere più forti. Uno spirito di mutualità che ha sempre caratterizzato i confidi e consentirebbe di assicurare un crescente flusso di finanziamenti alle imprese.