L’irrobustirsi di una logica di filiera può dare buoni effetti anche al di fuori del perimetro d’azienda, rimettendo sul territorio circostante benefici impatti in termini di sostenibilità ambientale e sociale
Cuore del messaggio lanciato nel corso del Forum della PI ad Alba è stata essenzialmente l’importanza di rafforzare la logica di sistema lungo le filiere italiane. L’unione tra imprese come vantaggio competitivo e direzione di crescita. Ad oggi quali sono i freni che di più ostacolano il raggiungimento di questo obiettivo?
Quello di Alba è stato un appuntamento, per certi aspetti, simbolico. Dopo lunghi mesi di affanno, quattrocento aziende italiane si sono ritrovate di nuovo dal vivo per confrontarsi e contaminarsi in positivo, con la ritrovata voglia di impresa. Nonostante le sfide legate alla pandemia ancora in corso, infatti, i primi sei mesi del 2021 hanno mostrato segni positivi per la nostra industria che ha ancora una volta dato prova di avere le carte in regola per non arrendersi. Anzi. All’orizzonte oggi si pongono nuovi traguardi, tra cui quello delle filiere è senz’altro uno dei più impegnativi e, in prospettiva, uno dei più redditizi.
Secondo un’indagine realizzata dal Centro Studi Tagliacarne per Unioncamere, l’88% delle imprese delle filiere ha adottato, nell’ultimo triennio pre-Covid, misure responsabili in materia di formazione del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale, rapporti con il sistema dell’istruzione, il mondo della cultura e il terzo settore (contro il 55% delle imprese non in filiera). Una percentuale che sale al 92% al Sud. L’irrobustirsi di una logica di filiera anche nei nostri territori può dare pertanto buoni effetti anche al di fuori del perimetro d’azienda, rimettendo sul territorio circostante benefici impatti in termini di sostenibilità ambientale e sociale. La filiera è sinonimo di innovazione e crescita dimensionale, due requisiti ormai irrinunciabili anche per raggiungere nuovi mercati. Spetta pertanto al governo sostenere le imprese, supportandone la crescita attraverso adeguati strumenti per incrementarne la patrimonializzazione. Piccole e grandi insieme per un mutuo scambio e un altrettanto reciproco vantaggio. In gioco c’è la competitività delle nostre imprese e dell’intero Paese.
La pandemia ha accelerato cambiamenti epocali spingendo su scelte di investimento oramai necessarie come quelle legate all’economia circolare e alla digitalizzazione. Dal suo osservatorio, a che punto ritiene siano le imprese salernitane?
Oggi l’impresa che ha superato anche la sfida pandemica è senza dubbio più forte, più presente e strutturata. Grazie all’accelerata innescata dalla pandemia, molte imprese hanno dovuto per forza di cose recuperare ritardi in ambito digitale e non solo. Alcune hanno addirittura registrato crescite tali da consentire l’apertura di nuove sedi produttive. In un momento dominato da un livello comunque alto di incertezza generalizzata – dovuta ai rincari esorbitanti dei prezzi di molte materie prime, del trasporto e della logistica – accettare nuove sfide testimonia ancora una volta la perseveranza e l’attitudine positiva del mondo produttivo. Confidiamo, infine, che con l’imminente nomina del commissario delle ZES individuate in Campania (nel mentre andiamo in macchina ancora non è stata ufficializzata, cosa verificatasi ieri 20 dicembre con la nomina dell’avvocato Giosy Romano, ndr), si liberi finalmente questa occasione straordinaria per la crescita e lo sviluppo del Sud. Emergenza a mio avviso, questa volta, fa il paio con ripartenza. Quella che gli imprenditori del Salernitano meritano con finanziamenti regionali e nazionali tesi a un netto miglioramento sul piano logistico e occupazionale delle loro aree di interesse.
Ma qual è il profilo tipico della piccola industria salernitana? Nel tempo è cambiata?
La pandemia – insisto – ci ha resi più forti, nonostante le chiusure, le restrizioni e le nuove regole del gioco, compreso l’utilizzo del green pass su cui mi auguro si diradi ben presto la confusione creatasi. Oggi va affermandosi una nuova concezione di impresa, più consapevole dei propri mezzi, della propria qualità e dei propri punti di forza, più audace nel valicare la propria comfort zone e aprirsi a mercati internazionali.
Il PNRR offrirà margini di crescita anche per le piccole e medie imprese salernitane?
Al momento cantieri ancora non se ne vedono. Il territorio va messo in sicurezza, nell’accezione più ampia possibile. Occorrono infrastrutture per una viabilità migliore e per una reale sostenibilità anche ambientale. Di contro, importanza massima va attribuita alla semplificazione amministrativa, una riforma importante da tempo auspicata.
Il Mezzogiorno, in modo specifico, è atteso a un banco di prova che non può fallire, dimostrando di avere finalmente acquisito le capacità progettuali e di spesa necessarie per impiegare al meglio le risorse, nei tempi giusti.
Una prova di maturità da superare, senza se e senza ma.