PNRR, BIOECONOMIA E INPUT ENERGETICI: A CHE PUNTO SONO LE imprese del SUD

I mercati di sbocco delle imprese del Mezzogiono

Una recente Survey SRM attesta quanto il tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno sia ben proteso verso un modello di sviluppo coerente con i nuovi indirizzi internazionali di politica economica

Per il secondo anno consecutivo SRM ha realizzato il lavoro “Osservatorio Ripresa e Resilienza nel Mezzogiorno: sfide e opportunità per le imprese manifatturiere”, un’indagine rivolta alle imprese manifatturiere più strutturate (con oltre 10 dipendenti) con l’obiettivo di cogliere gli umori e i segnali di cambiamento del sistema produttivo verso un modello di sviluppo coerente con i nuovi indirizzi internazionali di politica economica. Dopo la progressiva normalizzazione dei rapporti economici globali vissuta lo scorso anno, con la fine della fase acuta della crisi pandemica, l’indagine 2022 è stata portata a termine a luglio nel pieno di una nuova fase di emergenza dovuta al conflitto in Ucraina. Il diverso contesto economico nel quale l’indagine di quest’anno è stata realizzata, rispetto a quello prevalente a luglio 2021, ha certamente inciso sui risultati che si sono, inoltre, arricchiti del confronto temporale con la precedente survey su molti dei principali argomenti affrontati. Argomenti che vanno dalla propensione agli investimenti innovativi all’internazionalizzazione, dall’attenzione alla bioeconomia alle più attuali tematiche energetiche. Il tutto guardando non solo al territorio meridionale nel suo insieme, ma anche alle sue principali regioni: Campania, Puglia e Sicilia.

Entrando nello specifico dell’analisi, come primo tema l’indagine ha voluto “testare” il livello di conoscenza da parte degli imprenditori delle misure e delle opportunità offerte dal PNRR e il livello di coinvolgimento effettivo delle imprese nei relativi progetti. Gli imprenditori meridionali segnalano un livello di conoscenza del Piano in crescita rispetto allo scorso anno e un grado di coinvolgimento maggiore che a livello nazionale (15% contro 11% medio in Italia).

Le aree di intervento all’interno del Piano che interessano più direttamente le imprese riguardano gli investimenti in innovazione sostenibile, nella digitalizzazione e nella ricerca avanzata in connessione con il sistema pubblico e privato e i risultati dell’indagine sulla propensione a investire evidenziano tendenze da parte delle imprese del tutto coerenti con quanto detto a proposito del PNRR. Alcuni dati emersi:

cresce la quota di imprese investitrici al Sud (da 34% a 49%) e in Italia (da 36% a 41%);

– l’intensità degli investimenti, misurata dall’incidenza sul fatturato, è maggiore al Sud: il 65% delle imprese ha investito risorse superiori al 20% del fatturato;

– emerge una tendenza da parte delle imprese meridionali a privilegiare investimenti di tipo tradizionale rispetto a quelli “innovativi” (44,8% del totale, in calo di quasi 4 punti rispetto all’indagine 2021), in controtendenza con le altre aree del Paese;

– tra i tre diversi ambiti innovativi d’investimento, le imprese continuano a privilegiare quello della digitalizzazione cui dedicano la maggior parte delle risorse per investimenti “innovativi” (37,3% al Sua, 39,4% in Italia).

Particolarmente interessanti sono le previsioni di investimento future delle imprese del Sud: si stima una crescita media nel prossimo triennio dell’11,9% per gli investimenti in digitale, del 10,8% per quelli in innovazione sostenibile e del 9,5% per quelli indirizzati ai rapporti con il mondo della ricerca pubblico e privato. Altro tema centrale dell’indagine è quello dell’internazionalizzazione delle imprese, inteso in termini sia di esportazioni, sia di rapporti di fornitura. Per quanto concerne la presenza delle imprese sui mercati internazionali, i risultati indicano un miglioramento del quadro in tutte le aree del Paese: si allarga la platea delle aziende esportatrici nel Mezzogiorno e in Italia. In dettaglio, nel Mezzogiorno si riduce la quota di imprese che ha come riferimento esclusivo il mercato nazionale (dal 38% al 34%) e aumenta la percentuale di imprese che realizza all’estero quote rilevanti di fatturato (oltre il 40%): dal 24% al 28%. Con riferimento alla geografia delle esportazioni, cresce la presenza delle imprese del Mezzogiorno sui mercati europei (il 39% è presente su questi mercati, +10 p.p. rispetto all’indagine 2021) e su quello americano (presenza in crescita dal 10% al 15%). In prospettiva, gli imprenditori meridionali esprimono opinioni più ottimistiche sull’andamento del mercato nazionale, previsto in crescita dal 34% delle imprese nel Mezzogiorno (29% in Italia). Il 26% delle imprese del Sud prevede poi una crescita sul mercato europeo e il 28% su quello extra europeo.

Per quanto riguarda, invece, il tema dei rapporti di fornitura, l’indagine mette in evidenza un quadro in forte cambiamento per le imprese meridionali. I risultati segnalano l’avvio di un processo di selezione dei fornitori, con una tendenza generale verso un maggior utilizzo di fornitori nazionali che si accompagna ad una crescita sostenuta della quota di imprese che utilizza in modo intenso input produttivi provenienti dall’estero. In particolare, rispetto a quanto rilevato nel 2021, si riduce la quota di imprese che si avvale di fornitori localizzati all’estero (dal 33% al 24%), ma tra le imprese meridionali internazionalmente integrate a monte, la percentuale di quelle con almeno il 40% delle forniture dall’estero sul totale quasi raddoppia (dal 15% al 28%). La sicurezza degli approvvigionamenti guida le scelte future e al Sud le imprese sono più interventiste: oltre il 60% degli imprenditori punta sulla riduzione della distanza con i fornitori e sull’internazionalizzazione dei processi produttivi.

Grande attenzione è stata posta sugli input energetici. Nel contesto attuale di difficoltà diffuse di approvvigionamento energetico, le imprese meridionali possono contare su un importante fattore competitivo quale la capacità di auto-produrre energia: il 65% delle imprese del Mezzogiorno (45% per l’Italia) copre attraverso produzione autonoma una quota dei propri consumi di energia, con previsioni di incrementare tale capacità. In un quadro complessivo, emerge quindi un tessuto imprenditoriale pronto a cogliere le sfide poste dai cambiamenti in atto, attento alle nuove opportunità e sensibile ai nuovi paradigmi di sviluppo comunitari.