Il presidente del Gruppo Servizi Innovativi di Confindustria Salerno, Edoardo Gisolfi, tira le somme della decima edizione della manifestazione: «Dal 2006 facciamo largo a visioni e storie di successo per proporre e condividere le migliori idee a investitori e imprese»
La decima edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno ha avuto un significativo successo in termini di qualità dei progetti ricevuti e livello di partecipazione. Come giudica il contesto generale di quest’anno?
Il contesto generale di quest’anno è stato estremamente positivo. Innanzitutto, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare i numerosi partner nazionali del Premio che anche quest’anno hanno sostenuto questa iniziativa, nata dal Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Salerno nel lontano 2006. Vorrei, inoltre, ringraziare i veri protagonisti del Premio: le aziende e le startup (oltre 900 nel corso di questi 10 anni) che hanno condiviso con noi le loro storie di innovazione. L’elemento caratterizzante del Premio è quello di dar voce diretta da sempre a tante storie di innovazione, passando per il racconto e la condivisione di “visioni” e “buone pratiche”, favorendo, inoltre, il network e il potenziamento dell’ecosistema dell’innovazione attraverso la contaminazione tra università, centri di ricerca, spinoff, big player, aziende e startup in modo da promuovere, i maniera concreta, il paradigma dell’open innovation. Anche quest’anno sia i numeri relativi alla partecipazione dei vari attori dell’ecosistema regionale e nazionale, sia la qualità dei progetti, sono stati di ottimo livello. Riguardo ai numeri, vorrei evidenziare che sono state realizzate ben 20 tappe del Tour dell’Innovazione, presso sia le Territoriali del sistema confindustriale, sia partner del Premio; sono stati coinvolti oltre 80 tra partner, sostenitori, sponsor tecnici e media partner; sono stati presentati 101 progetti e storie di innovazione (tra aziende, startup e “case history” delle precedenti edizioni), provenienti da quindici regioni d’Italia; nel corso delle due giornate dell’evento finale si di Raffaella Venerando è registrata, poi, la presenza di circa 2.000 persone, sono state effettuate oltre 20.000 visualizzazioni della pagina Facebook e circa 20.000 viewers su Youtube (per un totale complessivo di oltre 40.000 partecipanti complessivi alle dirette streaming sui canali social). Infine, mi fa molto piacere rimarcare che quest’anno vi è stata una più significativa partecipazione di aziende e startup della provincia di Salerno (e in particolare di aziende afferenti a Confindustria Salerno) con progetti di ottimo livello che hanno fatto registrare positivi riscontri.
Quali elementi significativi hanno influito nella valutazione e scelta dei vincitori?
Come abbiamo sempre sottolineato la partecipazione al Premio BP è una occasione di networking per tutti i partecipanti che hanno modo di mostrare i loro progetti innovativi all’ecosistema del Premio, avere una “vetrina” qualificata e creare possibili occasioni di collaborazioni e partnership, nonché poter interagire con i principali stakeholder e investitori del panorama nazionale. Per noi, quindi, i vincitori sono tutti gli innovatori e quanti contribuiscono a diffondere la cultura dell’innovazione attraverso le proprie sfide aziendali. Venendo, però, ai “vincitori” è importante sottolineare che i premiati sono stati individuati da due Comitati Tecnico Scientifici, uno per la sessione aziende, l’altro per quella uPsTart, multidisciplinari, composti da docenti universitari, imprenditori, big player dell’innovazione e investitori. Per i progetti delle aziende si è tenuto conto, ad esempio, dell’originalità del progetto rispetto allo stato dell’arte, delle attività e degli investimenti in R&S effettuati, di eventuali brevetti registrati e, in particolare, dei riscontri di mercati, mentre per i progetti delle startup si è tenuto conto, ad esempio, della composizione e competenza del 5 team, o della scalabilità. Inoltre, come nelle precedenti edizioni, vi sono stati il Premio Web, il Premio Platea, nonché i Premi, molto ambiti, assegnati da alcuni partner (Telecom e Banca Sella) che hanno individuato delle aziende e startup su cui investire e/o attivare collaborazioni.
Molti dei progetti in gara erano orientati al medtech. Una casualità o un filone di oggettivo maggiore interesse?
È vero vi sono stati diversi progetti in gara orientati al medtech o al healthtech o, più in generale, a servizi innovativi per il settore socio-sanitario, alcuni dei quali, peraltro, sono stati anche premiati. Tale settore, è senz’altro uno dei “filoni” di grande interesse, tanto è vero che anche in Italia sono nati fondi di investimento specializzati e nel corso del 2016 alcuni tra i principali incubatori nazionali (come, ad esempio, Digital Magics) hanno lanciato programmi di accelerazione specializzati per le startup digitali del settore della salute. A tal proposito, ho piacere a segnalare la partecipazione in tale iniziativa del collega Roberto Ascione che, con l’esperienza maturata con la Healthware, e in particolare con la divisione HealtwareLabs (lanciata nel 2015 negli USA e da circa un anno attiva anche in Europa), è il responsabile e coordinatore di tale programma. In ogni caso, questo non è stato l’unico segmento di interesse. I progetti in gara in questa decima edizione sono stati molto eterogenei e hanno riguardato vari settori come il fintech, il settore energia, servizi innovativi per il turismo e la promozione del patrimonio culturale, il packaging e tecnologie per Industria 4.0 (IOT, realtà virtuale, realtà aumentata, ecc.).
Particolarmente apprezzato è stato l’hackathon che ha visti coinvolti oltre 40 studenti di cinque Istituti Superiori della provincia di Salerno. Un’esperienza da ripetere?
Quest’anno, grazie alla collaborazione con il partner SellaLab e con il Gruppo Giovani di Confindustria Salerno, abbiamo realizzato una sorta di hackathon, denominato Young Talents, che ha coinvolto 40 studenti con età compresa tra i 16 e i 18 anni di cinque Istituti di Istruzione media Superiore della provincia di Salerno (ITI B. Focaccia, LS G. Da Procida, ITI Galilei, IIS Genovesi – Da Vinci, LC T. Tasso). I ragazzi, opportunamente assistiti da coach del SellaLab e da altri partner del Premio BP (Virvelle, 012Factory, GODESK, ecc.) e da esperti delle aziende coinvolte hanno avuto modo di raccogliere le sfide lanciate da tre aziende (Condor Group Spa, Rinaldi Group e Seen Solution) per fornire la loro soluzione “innovativa” alle problematiche aziendali che gli erano state poste. In questo modo si è cercato di creare un “ponte” tra mondo dell’istruzione e sistema imprenditoriale per promuovere anche tra i giovanissimi la cultura dell’innovazione, sperimentando azioni in linea con l’alternanza scuola-lavoro diffondendo, al contempo, i temi legati a Industria 4.0 negli Istituti Scolastici come previsto anche dalle linee Strategiche del documento Calenda. Considerato il positivo riscontro avuto e l’entusiasmo con cui i giovani hanno preso parte a tale attività stiamo pensando di organizzare un grande evento, in collaborazione con gli attori del territorio che vorranno sostenere l’iniziativa, coinvolgendo un numero maggiore di scuole, giovani e imprenditori del territorio provinciale.
Crede nei fondi pubblici per le startup? E di cosa avrebbe bisogno il Paese per muovere di più e meglio l’innovazione?
Gli startupper italiani si distinguono per talento, capacità e creatività; l’innovazione rappresenta uno dei driver fondamentali per la crescita del Paese per la sua capacità intrinseca di promuovere e diffondere quella tecnologia, quella mentalità e quelle soluzioni innovative che abilitano il cambiamento. Detto ciò, è fondamentale che vengano attuate politiche di sostegno che creino le condizioni per favorire la crescita e lo sviluppo delle startup e delle imprese innovative, soprattutto in considerazione del fatto che il finanziamento di una startup innovativa è operazione complessa e difficilmente adattabile ai criteri e alle procedure prevalenti nel circuito bancario, in Italia come altrove. L’afflusso di risorse finanziarie a questo segmento di imprese, quindi, deve seguire necessariamente altri canali sia per i fondi pubblici, sia per incentivare meccanismi di mercato. In questi ultimo periodo si cominciano a vedere segnali incoraggianti in tal senso, a livello regionale e nazionale. Sarebbe, comunque, auspicabile potenziare l’accesso a tali strumenti, nonché favorire la crescita dei fondi di venture dedicati alle startup, introducendo misure che favoriscano l’aumento del numero e della qualità degli operatori attraverso la creazione di un “ambiente” normativo e fiscale più favorevole.