Per Rosario Rago, presidente Confagricoltura Campania, agricoltori e istituzioni devono muoversi nella stessa direzione perché il comparto sia competitivo: «Solo facendo squadra possiamo avere la forza per imporre
i nostri prodotti sui mercati gestiti dalla Grande Distribuzione Organizzata. Non è solo una questione di bontà del prodotto, ma anche di organizzazione e di quantità»
Presidente, nell’ambito del PSR, la Regione Campania ha attivato per l’agricoltura e le aree rurali 1,2 miliardi di euro. Soddisfatto del Piano? Risponde alle esigenze delle imprese del comparto?
La programmazione regionale a sostegno dell’agricoltura rappresenta un importante tassello, anche se non l’unico, per dare al comparto quelle risorse di cui ha bisogno per evolversi ed essere competitivo. L’insieme delle risorse è variegato e tocca numerosi aspetti della vita di un’azienda agricola.
Dalla promozione di un’agricoltura sostenibile, aspetto questo che ritengo indispensabile per il nostro sistema economico, alle misure per favorire l’associazionismo e la cooperazione. Interessanti anche le misure che investono su modelli di business trasversali.
Le risorse ci sono, adesso è il caso di sfruttarle appieno e di essere in grado di non sprecare nemmeno un centesimo. Su questo punto agricoltori e istituzioni devono essere consapevoli che il PSR è una opportunità che va colta insieme, con l’apparato burocratico consapevole anche di dover facilitare il compito di chi, una volta intrapreso il percorso, si aspetta non solo assistenza, ma anche tempi certi per l’attuazione dei progetti. In questo l’azione di Confagricoltura sarà sempre quella di forte raccordo per cercare di far sì che il Piano di Sviluppo Rurale sia uno strumento efficace per le imprese agricole.
I primi bandi pubblicati riguardano, tra gli altri, gli investimenti nelle aziende agricole e l’imprenditorialità giovanile. Può essere questa la buona occasione per far nascere nel nostro territorio una nuova e migliore agricoltura?
L’impegno del PSR Campania a favore dei giovani è importantissimo, in quanto, con la misura la 4.1.2, non solo si propone di sostenere i giovani che si sono formati in campo agricolo, riconoscendo loro un valore, ma anche di favorire il ricambio generazionale all’interno di realtà produttive già esistenti. Questo consente, da un lato, di proteggere quel patrimonio di tradizioni e conoscenze vitale per l’agricoltura di qualità, dall’altro di ampliare i modelli di business favorendo l’acquisto di nuovi macchinari e software di gestione, agevolando di fatto l’innovazione.
Uno strumento che ben si inscrive in quella che è la strada che l’agricoltura campana, ma italiana in generale, deve seguire: la difesa della tradizione, affiancata a una gestione della produzione efficiente e al passo con i tempi.
In termini di difesa del territorio, invece, come giudica il PSR?
In generale il Programma è abbastanza attento alla difesa del territorio e dovrà esserlo sempre più, considerando la portata degli stravolgimenti climatici che stanno interessando il nostro Paese. La siccità che stiamo affrontando in questo periodo sta mettendo in ginocchio molte aziende del comparto, compromettendo numerosi raccolti. Il PSR deve essere sempre più dinamico, in grado di dare sostegno tempestivo alle aziende agricole costrette a confrontarsi con condizioni climatiche sempre più mutevoli ed estreme. In generale, comunque, non mancano le misure direttamente volte a ripristinare il potenziale produttivo danneggiato da eventi catastrofici così come c’è interesse alla salvaguardia del patrimonio forestale e faunistico. Fondamentale è l’aiuto e il sostegno previsto per finanziare una gestione del nostro territorio che sia economicamente efficiente e, al contempo, sostenibile dal punto di vista ambientale, incrementando il contributo dell’agricoltura e della silvicoltura al mantenimento e al rafforzamento della biodiversità. Obiettivi, questi, che devono essere la nostra stella polare, al di là delle possibilità di accedere a premialità e sostegni da parte delle istituzioni.
La nostra idea di agricoltura è quella che vede il comparto agricolo come insieme di imprese che rappresentano un territorio, in grado di esaltarne le potenzialità in termini di capacità produttive, ma anche di farsi sentinelle e paladine della sua salubrità, da cui dipende l’esistenza stessa delle nostre aziende.
Per questo motivo la nostra azione, come Confagricoltura, è sempre rivolta a incentivare le attività agricole all’avanguardia, sostenendo l’aggregazione e facilitando l’accesso a misure che possano aiutare le imprese a fare rete e rafforzare lo spirito di cooperazione.
Sua era l’idea di un marchio d’area. Come è andata a finire?
Resto convinto che la grande ricchezza e varietà delle produzioni del nostro Paese e della nostra regione vadano evidenziate e tutelate da marchi che possano caratterizzare le diverse aree di produzione.
La Piana del Sele, così come gli altri areali di produzione agricola della regione Campania, devono avere la capacità di esprimere sul mercato la loro grande qualità, attraverso dei marchi che li distinguano e li caratterizzino, rendendoli riconoscibili dai consumatori. Stiamo lavorando affinché l’iniziativa non resti una semplice testimonianza o una sola azione propagandistica, ma perchè abbia strategicamente, e nel lungo periodo, un impatto sull’economia delle zone interessate.
Qualche anno fa lei lamentava la mancanza di una visione lunga nel tempo e nello spazio da parte degli imprenditori del settore. È ancora così, uno dei mali peggiori è il voler essere battitori liberi?
La visione degli agricoltori si è allungata. È un processo inevitabile, anche se non scontato per tutti. La nostra battaglia non è contro i battitori liberi in generale, ma contro chi, pur avendo le qualità del battitore libero e dovendone giustamente trarne beneficio, a un certo punto non ravvisa la necessità di coinvolgere nel gioco anche altre realtà per poter ampliare il proprio ruolo. Il mercato globale premia sempre di più i prodotti di qualità e noi in Campania, per nostra fortuna, abbiamo numerose produzioni di eccellenza. Venderle in tutto il globo non può essere alla portata di tutti. Solo facendo squadra possiamo essere in grado di avere i numeri e la forza per poter imporre i nostri prodotti sui mercati gestiti dalla Grande Distribuzione Organizzata.
Non è solo una questione di bontà del prodotto, ma di organizzazione e di quantità. Condizioni che difficilmente possono essere raggiunte da una singola impresa, sebbene in grado di produrre ortofrutta di qualità.
Perché l’agroindustria in Campania può e deve essere considerata una eccellenza? Quale distintività ci caratterizza e ci premia?
Il nostro territorio grazie alla fertilità del terreno vulcanico e a un clima, fino ad oggi, particolarmente mite ci ha consentito di avere prodotti ortofrutticoli con proprietà organolettiche particolarmente pregiate.
Questo ha agevolato la crescita di un comparto agricolo e, successivamente, agroindustriale particolarmente fiorente.
Qualità che hanno permesso anche al settore lattiero caseario, ma a tutto il comparto food in genere, di riscuotere un successo globale. Oltre al vantaggio competitivo di partenza, l’aver adottato tecniche all’avanguardia per la produzione e la logistica, ci consente oggi, in un particolare momento storico, di poter fare sinergie con altri comparti industriali, per creare quello sviluppo economico che il nostro settore, e la nostra regione in genere, meritano davvero.