Due studenti del Dottorato di Ingegneria Industriale hanno sviluppato la tecnologia necessaria a realizzare reti di monitoraggio della qualità dell’aria a basso costo e liberamente accessibili su Internet. Un progetto, già premiato dalla Fondazione Ambrosetti, che risponde alle preoccupazioni dei cittadini con l’uso di tecnologie trasparenti per il controllo degli inquinanti provenienti dagli impianti a biomasse
Tra le diverse tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili, la combustione di biomasse è la tecnologia che meglio si presta a sostituire i combustibili fossili per la flessibilità con cui può rispondere alla variabilità della richiesta di energia degli utilizzatori. L’anidride carbonica prodotta dalla combustione di biomasse ed emessa in atmosfera non produce accumulo di carbonio fossile, riducendo sensibilmente il potenziale effetto “serra” derivante dal processo. Purtroppo uno dei limiti alla diffusione di questa tecnologia in Italia e all’estero è costituito dalla ridotta accettazione degli impianti da parte della popolazione, preoccupata degli effetti del possibile inquinamento atmosferico provocato dalle emissioni gassose degli impianti di combustione. Infatti, la combustione di biomasse, se non correttamente condotta, come qualsiasi altro processo di combustione, può determinare l’emissione di inquinati diversi dalla anidride carbonica e potenzialmente più dannosi per la salute pubblica. Le polveri sottili sono uno dei principali inquinanti che derivano da condizioni di combustione non controllate. Presso il laboratorio di Tecnologia delle Polveri del Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIIn) dell’Università di Salerno sono disponibili diverse tra le più moderne apparecchiature per la completa caratterizzazione delle polveri e dei solidi granulari utilizzati nei processi industriali.
Recentemente, oltre a studiare i parametri fondamentali da considerare per lo stoccaggio e la movimentazione delle polveri, l’attività di ricerca si è concentrata anche sullo sviluppo di sistemi di misura delle polveri sottili in atmosfera.
Le tecniche tradizionali di controllo della qualità dell’aria richiedono complessi e costosi sistemi di monitoraggio che rendono proibitivo effettuare un controllo capillarmente diffuso sul territorio potenzialmente interessato dalle emissioni gassose e in tutte le condizioni atmosferiche possibili.
L’attività di ricerca svolta presso i laboratori del DIIn ha permesso di sviluppare un’idea di progetto per il monitoraggio della qualità dell’aria
diffuso sul territorio che fornisce risultati direttamente a disposizione dei cittadini. Gli ingegneri Aristide Giuliano e Daniele Sofia, studenti del Dottorato di Ingegneria Industriale presso il gruppo di ricerca da me coordinato, hanno sviluppato la tecnologia necessaria a realizzare reti di monitoraggio della qualità dell’aria a basso costo e liberamente accessibili su Internet. In particolare, la tecnologia sviluppata prevede l’uso di sensori a basso costo connessi tramite la rete al centro di raccolta dati.
L’abbattimento dei costi rispetto alle tecnologie tradizionali consente la decuplicazione dei punti di rilevazione e quindi l’ottenimento di una fitta “mappa” di dati sul territorio.
Questi sono resi disponibili al pubblico 24 ore su 24 e in tempo reale utilizzando un portale web che ne consente la rapida collocazione nello spazio e nel tempo e il confronto con i valori guida previsti dalle normative. Modelli teorici di propagazione degli inquinanti consentono di validare i dati ottenuti dai singoli sensori che, oltre a fornire il dato locale possono, quindi “controllarsi” a vicenda, convalidando i dati rilevati, ovvero escludendo che il dato fornito da uno dei sensori possa essere affetto da errori di malfunzionamento del sensore stesso.
L’idea sviluppata è, quindi, quella di fornire una risposta alle preoccupazioni dei cittadini con l’uso di tecnologie trasparenti per il controllo degli inquinanti provenienti dagli impianti a biomasse. L’obiettivo è quello di superare ostacoli derivanti da quella che viene definita “sindrome NIMBY” (not in my back-yard), ovvero quel fenomeno sociale per cui le comunità rifiutano e contestano la realizzazione di opere che, pur essendo di interesse generale, potrebbero avere effetti negativi sui territori in cui verranno installate.
Con questo progetto, Aristide Giuliano e Daniele Sofia, sono risultati vincitori nella competizione Power2Innovate della Fondazione Ambrosetti, aggiudicandosi il premio in denaro di 10mila euro, per l’alto potenziale del progetto nella diffusione delle energia rinnovabili da biomasse.Oltre l’assegnazione di denaro il premio include la partecipazione al programma 2016 “Leader del Futuro” di The European House-Ambrosetti.