Quando lo stile porta i pantaloni (senza rovescia)

NICOLA SANTINI

Se da una parte è la moda che ci impone che cosa comprare, dall’altra è il buon gusto che ci dice cosa fare con quello che compriamo

Ovunque vi troviate, non importa se da un lato all’altro dell’Oceano la settimana della moda è finalmente giunta al termine. E con essa il periodo dei saldi e, tranquilli: per la prova costume è prestissimo. Per i buoni propositi, invece non è mai troppo presto né mai troppo tardi. In particolare quando state già studiando come attualizzare il guardaroba prima del cambio armadi.
Moda e stile, si sa, non sempre vanno d’amore e d’accordo: un po’ come scarpa e cintura dello stesso materiale e colore. Alcune stagioni mai senza, altre guai a metterle nello stesso outfit. Ma se da una parte è la moda che ci dice che cosa comprare, dall’altra è lo stile che ci dice cosa fare con quello che compriamo. Iniziamo dal fondo e dai capi formali: per esempio, la mania di chiedere il revers quando si sceglie di darsi un’aria bespoke, andrebbe inserita tra i reati non soggetti a indulto.

La rovescia, e già chiamandola così dovrebbe innescarsi un sospetto tra chi ha l’abitudine di farsi delle domande anche quando sceglie cosa mettere, è un tratto distintivo del pantalone informale, quello, per capirci, che si mette nel week end o nel tempo libero. La sua natura è chiara, quanto inutile: proteggere, nelle passeggiate in campagna o in spiaggia, l’orlo del pantalone da polvere, terra e sabbia. A cosa serva durante un consiglio d’amministrazione, un red carpet o un happy hour, nessuno lo sa spiegare.

Punto due. L’estate scorsa è stata decretata come la più piovosa degli ultimi cinquant’anni: sufficiente come punizione per coloro che, indecisi su dove tagliare un jeans o un pantalone hanno deciso per tutto l’inverno prima e per quello che sta per terminare, di andare oltre i 20 cm dalle scarpe esibendo, per di più, caviglie a vista? Ci schieriamo, improvvisandoci maestri di eleganza, contro i pinocchietti in estate e poi in inverno alziamo l’orlo di due palmi buttando le calze nel dimenticatoio. Bene, anzi male.
Anzi malissimo. Da questa moda, non ci guadagna nemmeno l’industria della moda. Ma quella farmaceutica, senza dubbio sì: mettendo i fantasmini anche con 0 gradi e la neve tutta intorno, è chiaro che a ogni centimetro di tessuto tolto dal guardaroba, corrisponda qualche migliaio di euro speso in paracetamolo.

Saliamo su, verso la vita e cerchiamo un compromesso: gli ultimi anni ci hanno obbligato a indossare un pantalone con il punto vita abbottonato allo stacco coscia. L’ultima collezione in vetrina, subito sotto l’ombelico. Il risultato? Nano di corte nel primo caso, maggiordomo nel secondo.

Spostiamo infine l’inquadratura sulla vestibilità della gamba e tiriamo l’ultimo sospiro, anzi, in questo caso vero e proprio respiro: dopo anni di onorata carriera, lo skinny, quello che vi ha fatto perdere qualsiasi autonomia respiratoria e circolatoria, è finalmente demodé.