Ci aspettavamo una “riscossa economica mondiale”. Siamo alle prese, invece, con una seria, preoccupante e nuova battuta d’arresto. Ogni guerra finisce e anche quella in Ucraina, speriamo presto, volgerà al termine ma nel mentre bisogna attrezzarsi per contrastare la crisi energetica nel nostro Paese semplificando le procedure autorizzative per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili
Quello che doveva essere l’anno del rilancio economico e, allo stesso tempo, della promozione decisa di una ripresa verde, inclusiva e resiliente, capace di contrastare i cambiamenti climatici e le tante disuguaglianze emerse nel corso dell’emergenza sanitaria, si sta rivelando – mese dopo mese – un 2022 a elevata incertezza. Il graduale iter di superamento della pandemia sta viaggiando di pari passo, infatti, con il profilarsi di tante, nuove fonti di instabilità, dovute all’allarme di rischi geopolitici e ai recenti e dolorosi eventi bellici in Ucraina, che si sommano alle criticità già manifestatesi nell’ultimo anno in termini di difficoltà di approvvigionamento e innalzamento dei costi di materie prime, gas ed energia.
Secondo le stime di Confindustria, attualmente i rincari di petrolio, gas e carbone comportano per l’economia italiana un incremento dei costi di produzione del 77%, con un aumento in termini di bolletta energetica pari a 5,7 miliardi, su base mensile, e circa 68 miliardi su base annua. Le imprese, se nei primi mesi hanno retto comprimendo i margini e posticipando gli investimenti, non saranno in grado di continuare a farlo ancora a lungo. Di rimando, molte di queste si vedranno costrette a ridurre o addirittura sospendere la produzione o a programmare di farlo nei prossimi mesi.
Ci aspettavamo una “riscossa economica mondiale”. Siamo alle prese, invece, con una seria, preoccupante e nuova battuta d’arresto. Ogni guerra finisce e anche questa, speriamo presto, volgerà al termine ma nel mentre come attrezzarsi per contrastare la crisi energetica nel nostro Paese che dipende anche da un problema strutturale?
Nel breve termine sarebbe indispensabile, per scongiurare una ulteriore spirale inflazionistica, raggiungere un accordo a livello europeo per un price-cap al prezzo del gas.
La riduzione del consumo di combustibili fossili è tra i primi obiettivi da raggiungere puntando sull’efficientamento energetico. La completa indipendenza della fornitura di gas e petrolio dalla Russia puntando, come si sta facendo, su approvvigionamenti da altri Paesi, è altrettanto impellente. Al di là di posizioni ideologiche, una soluzione potrebbe anche essere data dai reattori nucleari di quarta generazione, i cui vantaggi potrebbero essere complementari a quelli delle energie rinnovabili seppure in tempi non celeri. Ciò che è certo è che, nella complicata transizione ecologica, non dobbiamo precluderci alcun tipo di strada o ricerca su nuove tecnologie. Imprescindibile al momento il via libera allo sviluppo delle rinnovabili, snellendo e accelerando l’iter autorizzativo, sia dei progetti in sospeso che dei nuovi che saranno presentati. Il tempo diventa allora ancora una volta una variabile determinante.
In questa caotica e incerta situazione, è ancora più urgente quindi l’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Al netto di tutte le difficoltà presenti e di quelle già immaginabili, infatti, l’Italia con il PNRR dispone di uno strumento senza precedenti per rafforzare e far crescere tutta la sua economia e le sue imprese e creando le basi per uno sviluppo più equilibrato e inclusivo, possibile solo aggredendo i fattori del ritardo dell’economia del Mezzogiorno e rafforzando la coesione territoriale.