Un progetto di alto profilo che si è affermato come uno degli appuntamenti più attesi, partecipati e amati dell’anno, giunto alla nona edizione con un programma ricchissimo, pieno di musica oltre che di parole. Ce ne parla Ines Mainieri, direttore organizzativo
Nove edizioni per Salerno Letteratura Festival. Partiamo dall’ultima: un bilancio?
La risposta entusiasmante del pubblico di Salerno Letteratura 2021 ci ha dato energia e fiducia anche nella contingenza delle limitazioni dettate dalla crisi sanitaria. Le presenze registrate sono state oltre 12.000, 150 gli eventi che si sono svolti nei luoghi più belli del centro storico della città, con oltre 160 autori provenienti dall’Italia e dall’estero. Il dialogo fecondo con i più giovani, con la Summer school e con i volontari che ritroviamo ogni anno, ci confermano che il festival è più vivo che mai e in questi nove anni è diventato patrimonio del territorio. Non solo. Il calore e l’accoglienza del pubblico sono stati ancora più forti che nelle passate edizioni, a conferma di quanto fosse necessario ripartire dalla cultura e farlo proprio dal Mezzogiorno.
Come avviene la scelta dei libri da presentare? Quanto incidono il gusto e la sollecitazione del pubblico nella scelta dei contenuti di Salerno Letteratura?
Nelle prime riunioni, che di solito facciamo già in autunno, ragioniamo su un primissimo elenco di temi che ci piacerebbe trattare, e anche di nomi che ci piacerebbe avere, al di là delle novità editoriali. In una seconda fase, che di solito entra nel vivo nei primi mesi dell’anno, apriamo il dialogo con le case editrici. Cominciano ad arrivarci indicazioni sulle uscite e proposte. In una sorta di trattativa “creativa” con gli editori e spesso direttamente con gli autori si arriva ai nomi possibili di ciascuna sezione.
Quanto alle sollecitazioni del pubblico, può capitare che circoli di lettura e singoli lettori manifestino desideri e preferenze, di cui se possibile teniamo conto. In generale, lo sforzo è quello di trovare un equilibrio tra autori molto popolari, e talvolta anche figure del mondo dello spettacolo, e autori meno conosciuti, che ci interessa far scoprire. La differenza la fa comunque la fisionomia dell’incontro, che non deve mai essere una “presentazione di libri”: si tratta di attivare una dialettica fra interlocutori anche dissimili, di insistere su un tema, di fare in modo che il libro sia un punto di arrivo più che un punto di partenza.
Uno dei progetti dentro il Festival è il premio Salerno Libro d’Europa. Perché una sezione dedicata?
Il Premio Salerno-Libro d’Europa è uno dei momenti più qualificanti del Festival Salerno Letteratura. Offre suggestive prospettive di sviluppo: si assegna nel Sud, ma ha un respiro europeo; è fondato su un’idea giovane, innovativa e dinamica di letteratura. L’idea-guida del Premio è quella di rappresentare un sicuro riferimento per l’individuazione di quanto di meglio si produce, dal punto di vista letterario, in Europa. Si tratta insomma di una scommessa sul futuro, e va detto che le scelte fatte a Salerno in questi nove anni sono state confortate da ampio consenso critico.
Il meccanismo del Premio è molto semplice e insieme molto ambizioso. Una giuria tecnica seleziona tre libri pubblicati in Italia nei dodici mesi che precedono la manifestazione, opere di altrettanti autori under 40 di tre diversi paesi del continente. I tre autori vengono poi al Festival per presentare il loro lavoro e discuterne con il pubblico. Un’ampia giuria popolare vota infine il “supervincitore” del Premio.
Forte è il legame con il territorio circostante, con tanti momenti di cultura disseminati in città. Negli occhi di chi guarda e vive Salerno come ospite, magari per la prima volta, cosa resta? Ha qualche aneddoto singolare, curioso, gratificante da raccontare?
In questa edizione in particolare abbiamo fatto uno sforzo: quello di “stupire” i passanti e gli spettatori potenziali. Attraverso flash mob e letture performative, l’intento era quello di far incappare nelle proposte di Salerno Letteratura anche i più disattenti. Quello che ci sta a cuore è allargare il più possibile il bacino di lettori/spettatori, di fare in modo che la città sia invasa capillarmente dal festival e dalla sua energia. Di sicuro c’è uno zoccolo duro di pubblico che ci segue da anni, ed è fondamentale, ci emoziona per la sua fedeltà e il suo sostegno. Ma dobbiamo arrivare anche a chi non è un habitué degli eventi di questo tipo e soprattutto fare in modo che dalla Costiera, da Napoli, ma anche – perché no? – da Roma e dal resto d’Italia arrivino “turisti culturali”, anche stranieri, interessati a seguire il festival nel suo complesso o singoli eventi (la presenza degli scrittori internazionali è sempre consistente; molti incontri si svolgono in inglese, in francese, in spagnolo).
Gli aneddoti sono moltissimi: a ogni edizione raccogliamo testimonianze di persone di ogni età che ci restituiscono la loro emozione, qualche volta ci capita di incontrare veri fan di questo o quello scrittore che finalmente hanno coronato il sogno di conoscerlo e magari in qualche caso entrano perfino in confidenza con lui. Un patrimonio emotivo importantissimo è anche quello che ci viene dalle ragazze e dai ragazzi volontari, le nostre magliette arancio, che con dedizione stupefacente danno il loro contributo al festival giorno per giorno. Nei post che scrivono sui social a fine festival, che magari scopriamo per caso, raccontano con entusiasmo la loro esperienza. E questo sì che è gratificante!
Infine, va sottolineato il rapporto con le scrittrici e gli scrittori, che in molti casi si è consolidato nel tempo diventando autentica amicizia. Faccio solo un esempio: Simonetta Agnello Hornby, che ha chiesto in prima persona di tornare a Salerno Letteratura. Lo ha detto apertamente lei stessa. E siamo stati felici di riaverla con noi e di riabbracciarla.
Per quanti ancora non lo conoscono, come descriverebbe SLF?
Una festa lunga otto giorni, con un programma ricchissimo, pieno di musica e di teatro oltre che di parole. Un progetto di alto profilo che si è affermato come uno degli appuntamenti più attesi e amati dell’anno. Una occasione speciale durante la quale la città diventa teatro.