Per il presidente di Coldiretti Salerno, nel settore va formandosi una nuova imprenditoria fatta di laureati,
specializzati, con idee innovative e chiare: «Ecco perché il PSR ha un ruolo strategico, perché dà la possibilità di far emergere progettualità che altrimenti rischierebbero di ammuffire nei cassetti. Dobbiamo fare di Salerno e della Campania la capitale dell’agroalimentare del Sud Italia»
Nell’ambito del PSR, la Regione Campania ha attivato per l’agricoltura e le aree rurali 1,2 miliardi di euro. Soddisfatto del Piano? Risponde alle esigenze delle imprese del comparto?
La partenza è stata lentissima e siamo ancora in ritardo sulla tabella di marcia. Il PSR doveva partire nel 2014: i nostri imprenditori agricoli hanno atteso tre anni per l’apertura dei primi bandi.
Coldiretti ha avuto un ruolo di sprone in Regione, partecipando anche, non senza lesinare critiche al processo di programmazione della spesa, chiedendo la sburocratizzazione della macchina regionale, una corretta gestione dei fondi, celerità nell’assegnazione dei finanziamenti, per scongiurare gli errori commessi con la programmazione 2007-2013 che ha visto la Campania arrancare nella spesa. Adesso registriamo una ripresa grazie anche all’impegno del consigliere delegato all’agricoltura Franco Alfieri che ha impartito una svolta in Regione. Bisogna evitare di disperdere fondi strategici per lo sviluppo del comparto agricolo campano: non possiamo permetterci di rimandare a Bruxelles neanche un euro di risorse comunitarie. Non possiamo farlo perché abbiamo avviato in questa Regione una rivoluzione in agricoltura in cui sempre più giovani investono, in cui sempre più imprenditori puntano sulla qualità, distintività delle produzioni e innovazione, e dove l’agroalimentare è ormai il primo volano economico per garantire sviluppo ai territori rurali. Una buona notizia è che presto partiranno i bandi Feamp per la pesca e l’acquacoltura, una nuova scommessa di sviluppo per le nostre aree.
I primi bandi pubblicati riguardano, tra gli altri, gli investimenti nelle aziende agricole e l’imprenditorialità giovanile. Può essere questa la buona occasione per far nascere nel nostro territorio una nuova e migliore agricoltura?
Oggi sempre più giovani si avvicinano all’agricoltura, un settore che fino a pochi anni fa aveva vissuto un processo di invecchiamento che pareva inarrestabile e che oggi registra un ritorno al lavoro nei campi legato soprattutto ad attività innovative. L’età media avanzata dei conduttori delle aziende agricole campane ha rappresentato negli ultimi venti anni uno dei più significativi fattori di debolezza e precarietà del sistema agricolo. Coldiretti ha lavorato per invertire questa tendenza, per accompagnare in questo percorso i tanti giovani che intendono operare nel settore agroalimentare, sostenendo progetti che chiedono soltanto di poter emergere. Oggi i nostri ragazzi investono in attività nuove, nella multifunzionalità, nel turismo rurale, nell’accoglienza, nelle fattorie sociali. Sono iniziative che fino a pochi anni fa erano utopistiche. L’agricoltura ha cambiato volto. I nostri imprenditori sono in molti casi laureati, specializzati, hanno idee nuove e ben chiare.
Ecco perché il Psr ha un ruolo strategico, perché dà la possibilità di far emergere progettualità che altrimenti rischierebbero di ammuffire nei cassetti. Da giovane imprenditore, e da giovane presidente di Coldiretti, credo nelle potenzialità di questo territorio: dobbiamo fare di Salerno e della Campania la capitale dell’agroalimentare del sud Italia.
In termini di difesa del territorio, invece, come giudica il PSR?
Si può fare molto di più. I numeri dicono che la Campania si caratterizza per la grande fragilità idrogeologica con un territorio in cui oltre il 90% dei comuni è a rischio di frane e alluvioni. Il Genio Civile è praticamente assente; i Comuni arrancano tra mille difficoltà economiche; i Consorzi di Bonifica hanno un ruolo sempre più strategico di manutenzione del territorio. Coldiretti chiede alla Regione e ai Comuni di avvalersi del coinvolgimento delle imprese agricole che svolgono un ruolo essenziale per piccole, ma utilissime opere, come lo sfalcio e la pulitura dei fossi, ma anche la manutenzione delle strade rurali, delle aree verdi. E poi serve un grande piano di tutela idrogeologica, anche intercettando risorse del PSR per evitare di inseguire le emergenze e per mettere in sicurezza il territorio. Si continua a trascurare la difesa idrogeologica che molto spesso si perde in una trafila di competenze burocratiche che crea solo danni. Ai sindaci, inoltre, come Coldiretti Salerno abbiamo chiesto un impegno preciso affinché nei Puc si tenga conto della valorizzazione paesaggistica e della tutela del territorio, per bloccare il consumo di suolo, tutelare le aree a vocazione agricola, garantire una pianificazione territoriale che aiuti le imprese ad accrescere la loro competitività ma soprattutto attuare forme di tutela idrogeologica e idraulica, investimento infrastrutturale che spesso non si vede ma che è centrale per lo sviluppo.
Le scarse precipitazioni degli ultimi mesi potrebbero causare danni ingenti anche all’agricoltura campana. Ma per prevenire in tempo utile contingenze pericolose come questa, quali interventi strutturali e non sarebbero necessari?
L’agricoltura ha avviato negli ultimi anni importanti investimenti ma ora chiediamo che la Regione acceleri sulle misure destinate ai Consorzi di Bonifica per le opere infrastrutturali e irrigue. I consorzi svolgono una funzione indispensabile sul territorio, attraverso la gestione e la manutenzione di centinaia di chilometri di canali, di decine di impianti di sollevamento e altre strutture ma tutto questo non basta perché ad ogni ondata di maltempo o a lunghi periodi di siccità constatiamo che servono opere moderne per la difesa idraulica e la gestione delle acque. Questo si può fare solo indirizzando con tempestività ed efficacia adeguate risorse economiche.
Un ultimo passaggio sull’export. Il made in Campania è conosciuto ma non basta. Cosa serve per rilanciare definitivamente l’agroalimentare nel mondo?
Non bastano più le missioni all’estero o i B2B di una volta. Dobbiamo portare il mondo nei luoghi in cui si produce il “nostro” made in Campania per esaltarne la distintività e sostenere l’industria culturale del turismo enogastronomico. Questo progetto è purtroppo messo a repentaglio dal Ceta, un’ipotesi di accordo tra Ue e Canada che non tutela i nostri interessi nazionali. Noi abbiamo standard di produzione di altissima qualità che vengono messi in pericolo da accordi frettolosi e mal studiati.