L’articolo 41 della nostra Costituzione, accanto alla libertà di impresa privata, sottolinea che essa «non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana». Una società e un’economia civili non possono, dunque, prescindere da questo diritto. Proprio per questa ragione, il 27 aprile scorso – in collaborazione con l’ASL di Salerno – abbiamo voluto organizzare un incontro sul tema per approfondire novità normative e contribuire, con la corretta informazione, ad ampliare l’attenzione del sistema delle nostre imprese su tale argomento.
Lo abbiamo fatto anche in vista della Giornata mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro (28 aprile) che, quest’anno, l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro-International labour organization) ha unito a quella contro il lavoro minorile.
Un dato su tutti su cui riflettere: l’Ilo ha stimato che, nel mondo, 152 milioni tra bambini e adolescenti, di età compresa tra i 5 e i 17 anni, sono vittime di lavoro minorile. Una cifra sola che racconta come questo disagio sia uno dei peggiori prodotti di una società disuguale, povera di reddito e più spesso di valori.
Non è di certo questa la società per cui lavoriamo.
Il lavoro non sicuro, e ancor di più quello minorile, rappresentano per le aziende sane una minaccia alla convivenza civile, contro cui – insieme alle Istituzioni e all’intera società – battersi per affermare il significato etico e politico della salvaguardia della vita umana sempre. Alle aziende è chiaro che, senza attenzione ai valori autentici, si può anche migliorare il fatturato ma, nel tempo, comunque si perderà “valore”.
La sicurezza per le imprese, pertanto, non è qualcosa di imposto dall’alto, che distrae dalla normale attività lavorativa. Semmai la aiuta. In questa direzione, la relazione del sistema delle imprese con l’Asl e, in generale, con gli organismi di controllo sarà ancor più improntata ad una logica di leale cooperazione affinché la salute dei lavoratori sia garantita in ogni momento.
Siamo pronti. In questi anni la sensibilità del sistema economico italiano verso le norme tecniche, specie per quelle relative alla sicurezza, è aumentata a causa della necessità di innovazione e competitività e delle crescenti esigenze del consumatore in termini di qualità dei prodotti e dei servizi.
Le aziende hanno continuato a investire – rinnovando il proprio hardware – soprattutto in sicurezza strutturale di impianti e macchinari, come dimostrato dal successo avuto da misure come ammortamento e iperammortamento. Lo stesso non si può dire di certo di molti nostri competitor stranieri che, pur di conservare un vantaggio competitivo, offrono un basso livello di sicurezza nei luoghi di lavoro, alterando la concorrenza e il funzionamento del mercato.
Come spesso accade, quindi, non è solo di pura e semplice norma o necessità che si tratta. Tanto conta la dimensione culturale in cui si opera. La nostra, parte dalla convinzione che la sicurezza dentro le fabbriche sia un valore imprescindibile, capace di migliorare la nostra vita di tutti i giorni dentro e fuori il posto di lavoro. Un costo, certo, ma un costo che ripaga e guarda al futuro.