Il percorso di ripresa del comparto dalla profonda recessione degli anni 2008-2013 continua per il 2017 anche se lentamente, alimentato dall’atteso miglioramento dei volumi di esportazione e dal mercato nazionale. Occorre però puntare, tra l’altro, sulla solidità delle imprese, rafforzandone la patrimonializzazione, l’aggregazione, sviluppando il Capitale Umano e diffondendo la tracciabilità e i controlli per la tutela della qualità
Una recente ricerca di SRM ha mostrato come la creatività, la tradizione artigianale e industriale, la qualità e le competenze che caratterizzano il Made in Italy consentano all’Italia di occupare nello scenario europeo della produzione “Moda” una «posizione di leadership» collocandosi al primo posto per fatturato (77,7 mld di euro) e valore aggiunto (23,5 mld di euro), con oltre 80.000 imprese attive e quasi 500mila occupati (Fonte: Eurostat, Istat).
Nel contesto nazionale, la Campania, con un valore aggiunto Moda di 1.027 milioni di euro, si posiziona al settimo posto mentre rappresenta la prima regione nella classifica meridionale. La vocazione produttiva campana nel settore Moda risulta rilevante, con un peso del settore sul manifatturiero di 12,1%, valore superiore al dato medio meridionale (9,4%) e nazionale (9,6%).
Nella regione, al I° trimestre 2017, operano 8.172 imprese nella produzione Moda, pari al 10% del dato nazionale e a ben il 44% di quello meridionale. In particolare, in riferimento alla numerosità d’imprese dei comparti produttivi, la Campania si posiziona al sesto posto in Italia nel tessile (853 imprese attive), al quinto nell’abbigliamento (4.601) e al terzo in quello delle pelli e relativi prodotti (2.718).
Tra i punti di forza, rilevante è in Campania sia il ruolo della piccola impresa che l’attrattività dei prodotti Moda sui mercati esteri. La piccola impresa rappresenta la spina dorsale del sistema moda italiano e soprattutto di quello campano. Ben l’86% delle unità locali del settore Moda campano si concentra nella classe 1-9 addetti contro l’83,5% dell’Italia. La dimensione media delle imprese Moda campane è di 5,2 addetti per unità locale, inferiore a quella del Mezzogiorno (5,4) e dell’Italia (7,0).
La fitta presenza sul territorio delle PMI, se da un lato rappresenta un punto di debolezza e di vulnerabilità per le ovvie conseguenze in termini di investimenti, innovazione, internazionalizzazione, professionalità manageriale, dall’altro poco fa emergere i punti di forza e di eccellenza che ne derivano come la flessibilità, la tenace ricerca del “bene dell’impresa”, la velocità dei processi decisionali, l’elevata capacità di reazione agli eventi ambientali, la condivisione di un “sistema di valori”; caratteristiche che nel settore imprenditoriale del sistema Moda consentono di sviluppare produzioni di successo.
Per quanto concerne il secondo aspetto, il valore delle esportazioni Moda in Campania, nel 2016, è di oltre 1 miliardo di euro, pari all’11,1% di quello del Manifatturiero, e pesa per il 46,8% sulle esportazioni Moda del Mezzogiorno. I comparti che alimentano maggiormente i flussi dell’export campano sono l’Abbigliamento (44%), le Calzature (25,5%) e la Concia-Pelletteria (21,8%); un peso minore si registra per il comparto Tessile (8,6%).
Pur se con un andamento negativo negli ultimi anni, il tasso di crescita di lungo periodo delle esportazioni si mantiene su livelli positivi. In particolare tra il 2008 e il 2016 il settore Moda è cresciuto del 19,5%. L’UE 28 è la principale area verso cui la Campania esporta prodotti Moda, ben il 46,6% delle esportazioni Moda della regione mentre l’Oceania e l’America centro-meridionale sono le aree più dinamiche con un export che, rispetto ai valori del 2008, nel primo caso è raddoppiato, mentre nel secondo mostra una crescita del 56,1%. Il tasso di crescita verso l’UE 28 è, invece, pari a +46,5%.
Oltre alla produzione, rilevante risulta anche la fase distributiva. In Campania, l’80,5% delle unità locali MODA campane si occupa del commercio, percentuale più elevata del dato nazionale (75%). In particolare, importante è il peso del commercio al dettaglio pari a 63,2% (61,1% Italia), mentre quello relativo al commercio all’ingrosso è quasi il doppio di quello nazionale (12% contro 6,7%). Dall’analisi economico-finanziaria (il campione di imprese del sistema Moda è stato estratto dalla banca dati AIDA Bvdep ed è stato costruito considerando tutte le imprese che nel periodo 2012-15 hanno presentato un fatturato>0) delle imprese campane del settore MODA si evince, sia per la produzione che per la distribuzione, una struttura finanziaria protesa all’impiego di capitali di terzi e quindi ad uno sfruttamento della leva finanziaria – anche se in lieve calo nel periodo 2012-2015, trend in linea con il dato nazionale. Il settore nella regione presenta una crescita continua del fatturato nel periodo 2012-2015, anche se i ritmi sono rallentati, ma restano superiori a quelli nazionali. Positiva è inoltre la redditività. Il ROE (Utile netto su Capitale netto) delle imprese campane che si occupano di produzione Moda si presenta positivo (8,7%), in lieve crescita nel 2015 ed in linea al dato nazionale.
Per quanto riguarda le imprese che si occupano della distribuzione Moda, emergono performance reddituali in crescita, sia in termini di redditività operativa (ROE: da 6,6% nel 2014 a 8,6% nel 2015, Ita) che di redditività complessiva (ROI: da 4,3% a 4,9%) e comunque superiori al dato nazionale. La Campania presenta proprie specificità produttive e distributive:
Forte attrattività dei prodotti moda sui mercati internazionali, soprattutto abbigliamento e comparto pelli e accessori. Produzione sartoriale di alta qualità. Alcune imprese basano l’eccellenza sulla tradizione artigianale. Diverse imprese investono sul brand; indipendentemente dal luogo di produzione (Campania, Italia, estero) puntano sulla forza del marchio, sulla comunicazione e sulla logica distributiva. C’è un universo di imprese che, a vario titolo (importatoti di materia, converter di tessuti, produttori, distributori) sono orientate all’attività di sub-fornitura delle aziende del Nord ed estere. Ciò alimenta fenomeni di interdipendenza produttiva. In riferimento al futuro, il percorso di ripresa del Sistema moda italiano dalla profonda recessione degli anni 2008-2013 si prevede continui per il 2017 anche se lentamente, alimentato dall’atteso miglioramento dei volumi di esportazione e dal mercato nazionale, seppure in decelerazione rispetto al 2016, a riflesso del marcato rallentamento del potere di acquisto delle famiglie.
Nel medio periodo, la crescita del fatturato è legata all’accelerazione negli scambi commerciale grazie al miglioramento delle prospettive macroeconomiche degli emergenti, con il ritorno alla normalità dell’economia russa, importante mercato di sbocco commerciale del settore, ed al rafforzamento dell’area asiatica. Di fronte a tale scenario, per accrescere la competizione delle imprese campane del settore occorre spingere tutto il sistema Moda a consolidarsi e a rilanciarsi.
In particolare, bisogna agire sia sul miglioramento delle dinamiche di funzionamento dei processi produttivi che sulla distribuzione e, quindi, sui mercati di riferimento. Per far ciò occorre puntare, da un lato, sulla solidità agevolando l’accesso al credito (es. ruolo dei Confidi), rinforzando la patrimonializzazione, favorendo l’aggregazione, sviluppando il Capitale Umano e diffondendo la tracciabilità e i controlli per la tutela della qualità.
Dall’altro canto è necessario irrobustire la competitività delle aziende mediante la promozione dell’innovazione, il rinnovamento dei modelli di business, la diffusione di filiera e reti, la modernizzazione della distribuzione e l’ampliamento dei mercati di riferimento.