Salerno deve assumere una dimensione che vada oltre il suo perimetro e Napoli acquisire piena consapevolezza della sua già grande dimensione. Cresceranno entrambi gli scali. Questo è il nuovo equilibrio
Presidente, partiamo dai suoi compiti: nella legge Madia (124/2015) sulla Pubblica Amministrazione si legge che «l’Autorità di sistema del Mar Tirreno Centrale deve indirizzare, programmare e coordinare il sistema di porti della propria area di riferimento. Tra le sue funzioni, anche quella di attrarre investimenti su diversi scali e di fare da punto di raccordo con le amministrazioni pubbliche». Considerate le differenze tra Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia, i suoi saranno tre percorsi diversi per una strategia integrata?
Rispetto al precedente percorso istituzionale, l’Autorità di Sistema ha il preciso compito di governare una piattaforma integrata di porti, valorizzando da un lato le identità specifiche e determinando dall’altro una sinergia in positivo. Per procedere in questa direzione vanno innanzitutto sanate le anomalie del passato, che avevano determinato impropri fenomeni di anomala concorrenza tra porti limitrofi, spostando i traffici da una parte all’altra. Oggi non deve essere più così. La competizione è innanzitutto fuori dai nostri confini, nell’intero bacino del Mediterraneo. La sfida è dunque accrescere i flussi di traffici commerciali, sia di Salerno sia di Napoli. L’obiettivo della Autorità è di lavorare in sinergia con gli operatori per evitare cannibalismi reciproci, puntando piuttosto a costruire opportunità di crescita per tutti. Non consentirò mai che un operatore sposti un traffico da una parte all’altra della mia circoscrizione, per fattori connessi ad anomali elementi presenti nelle strutture degli atti concessori.
Tale eredità del passato va gradualmente rimossa. Discorso a parte merita il porto di Castellammare di Stabia. Considerata la posizione geografica strategica, con lo scalo incastonato tra i due golfi, lavoreremo perché si valorizzi l’attracco per i giga e mega-yacht. Inoltre, fondamentale sarà, assieme alla Fincantieri, indirizzare le nostre azioni perché si rilanci dell’industria cantieristica.
La sua impostazione è quella giusta: il porto come fabbrica. Gli stabilimenti che producono di più saranno quindi premiati?
Nessun favoritismo. Verranno premiate le pratiche migliori, non solo i numeri. I porti della Campania devono dare tutti livelli di performance e produttività elevati. Insieme, non un contro l’altro. Mi sembra scontato: se ho due braccia, perché dovrei amputarmene uno? Il quadro è ormai definito, e la cornice anche normativa entro cui muoversi, e operare, è mutata. Il decreto Gentiloni ha sancito un termine per l’autonomia gestionale e finanziaria del porto di Salerno al 31 dicembre di quest’anno. Basta con “l’en attendant Godot”.
Il nostro territorio, lo ripeto, è il Mediterraneo. E da questa nuova prospettiva ne possiamo guadagnare tutti. Bisogna guardare innanzitutto a ciò che chiede il mercato. Salerno, nel segmento del traffico Ro-Ro, ha una posizione di leadership e può crescere ancora. Quest’anno l’incremento nei primi mesi già è stato del 40%. Ci sono poi i traffici di merci alla rinfusa, le materie prime, i prodotti finiti della Fiat. Per il traffico da crociera, invece, bisogna adeguare i fondali e l’imboccatura. Diversamente le navi non arriveranno mai al nuovo terminal della Stazione Marittima. Salerno deve assumere una dimensione che vada oltre il suo perimetro, e Napoli acquisire piena consapevolezza del suo perimetro già grande. La possibilità di integrazione è di per sé perfetta. Un esempio su tutti: i container. Nel mondo ci sono tre grandi raggruppamenti: The Alliance, Ocean Alliance e 2 M. Il mercato – non l’Autorità – ha deciso che a Napoli arriva 2 M e a Salerno gli altri due grandi raggruppamenti. Cresceranno entrambi gli scali così. L’equilibrio è questo. Lo potrà modificare solo il mercato. Gli operatori hanno scelto, e non resta che adeguarsi. Chi prova ad alterare questo bilanciamento mi avrà come nemico. Esiste, poi, una parte di industria retrostante che ha un suo baricentro, in taluni casi più spostato verso Napoli, in altri maggiormente orientato su Salerno. A ciascuno il suo. Le industrie scelgono in funzione della distanza più conveniente.
L’Autorità esprime un no deciso, pertanto, a operazioni di cattura. Le energie devono tutte rivolgersi al bacino più ampio del Mediterraneo di più lunga percorrenza.Il tema fondamentale resta quello delle infrastrutture di Napoli e di Salerno. La priorità sono i dragaggi e a Salerno anche l’imboccatura.
L’ordine del giorno è questo?
Si tratta di lavori programmati che vanno accelerati. Inutile inventarsi dell’altro, consapevoli che, in alcuni casi, il da farsi è più complicato.
Napoli è un porto SIN (sito di interesse nazionale, ndr) per l’inquinamento, Salerno no, e quindi si procederà per questo scalo più rapidamente nella fase di realizzazione dei lavori. Dobbiamo bruciare le tappe per restituire agli operatori porti competitivi.
Bruciare le tappe…ovvero che tempi sono previsti?
Nel caso di Salerno, il Ministero dell’Ambiente deve chiudere la procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale) per il dragaggio, auspicabilmente nei prossimi due mesi. Dopodiché si farà la gara. Va rispettato il timing complesso delle procedure ma, dalla gara in poi, possiamo e dobbiamo accelerare i tempi.
La sburocratizzazione delle autorizzazioni tanto richiesta dagli operatori si avrà con la nuova organizzazione complessiva?
Bisogna realizzare il SUA, lo sportello unico amministrativo, come previsto dalla riforma di luglio 2016. Anche a questo stiamo già lavorando, avendo completato – per primi in Italia come Autorità di Sistema – la definizione della governance e avendo presentato il Piano Operativo Triennale 2017-2019, il primo documento di programmazione ad ottenere il via libera dall’organo del nuovo ente. Il SUA sarà un’unica piattaforma per tutti gli adempimenti portuali. Con il Ministero delle Infrastrutture abbiamo costituito un tavolo di lavoro per capire come realizzarlo al meglio, abolendo adempimenti superflui e accelerando i tempi amministrativi. Lo sportello unico dovrà avere tutta una serie di interfacce con enti della Pubblica Amministrazione territoriali. Va costruita ex novo una cultura di integrazione. Non sarà facile, ma bisogna farlo. Pietra dopo pietra, edificheremo il ponte che renderà la vita degli operatori più semplice.
La zona economica speciale tra i porti di Napoli e Salerno si farà? Con quali ricadute?
La giunta regionale della Campania ha approvato, nel dicembre scorso, la proposta di istituire zone economiche speciali (ZES), che coinvolgono i territori dei porti di Napoli, Salerno e Castellammare. La palla sta al governo. Ora stiamo insistendo con azioni di moral suasion proprio sul governo perché colga quanto da noi in Campania indicato il più rapidamente possibile. Se realizzata, la ZES può divenire uno strumento di politica industriale significativo, capace di aumentare l’attrattività dei nostri scali.
Quali opportunità legate al cluster marittimo campano intravede?
Il cluster marittimo campano, nei fatti, non esiste ancora, perché tra i porti non c’è stata positiva integrazione. Salerno e Napoli devono capire che è nel loro interesse integrarsi, specie tenuto conto di quanto si sta già verificando nel Mediterraneo.La creazione di porti hub, lontani dalle destinazioni finali, si sta rivelando una scelta strategica errata. Nella riorganizzazione finale delle rotte, le compagnie marittime hanno interesse ad avvicinarsi alla destinazione finale della merce, senza rimbalzi e senza costi aggiuntivi. Il trend del 2016 lo ha evidenziato: crescerà il traffico container diretto di collegamento nei porti regionali. Cresceranno allora sia Salerno, sia Napoli. Essere hub non basta più.
E sui progetti retroportuali a Salerno come si esprime?
A Salerno ad ora si è proceduto ad una autorganizzazione, ma anche rispetto a questa dimensione sarà opportuno seguire una strada unica e integrata, scegliendo una soluzione di sistema. Serve quindi una sola area retroportuale che serva tutto il porto di Salerno. Su questo punto, va costruito un dialogo con gli imprenditori e con le istituzioni.
Per chiudere, ce la faranno gli attori in gioco ad uscire dal proprio “porticello”?
Se non lo faremo, tutti, avremo perso. Nel senso che quella è la sfida che ci attende. Dobbiamo uscire fuori dei confini ed entrare dentro i nostri territori. Non ci sono altre vie se non quella di diventare, davvero e presto, un’Autorità di sistema.