STREET FOOD, UN FENOMENO IN CONTINUA CRESCITA/III PARTE

Tradizione e sperimentazione culinaria condiscono questo modo di vivere il cibo che incontra sempre più il gusto del pubblico

Lo street food oggi torna a fare tendenza. Basti pensare che diversi chef hanno aperto ristoranti fast in cui si mangia in pochissimo tempo, a menù fisso e senza bisogno di prenotare. Rivive l’atmosfera e il senso degli antichi locali: lo Street Food è soprattutto convivialità, condividere un pasto appena realizzato e di buona fattura con altre persone. In Italia, è in forte aumento da anni anche il mercato dei food-truck. Un food truck, letteralmente camion alimentare, identifica una tipologia di furgone o van itinerante adibito alla preparazione e vendita di cibi. L’origine è indubbiamente americana e inizialmente il fenomeno interessava solo limitatamente il contesto europeo.

Negli Stati Uniti, i food truck e lo street food più in voga sono oggetto di ogni attenzione da parte di gourmet sempre più esigenti e media specializzati. E a volte, anche nel nostro Paese, sono sinergici con i ristoranti. A Cagliari la chef di Is Femminas ha recentemente inaugurato con il suo staff il nuovo punto street food e lo store proprio davanti al ristorante nato alla Marina nel 2019. Nel nome del nuovo locale c’è un riferimento originale: Is Femminas, the blue zone store. Blue zone come le aree studiate dalle università di mezzo mondo in cui si vive più a lungo. Nel cono che avvolge il panino con corda e crema di piselli c’è la scritta Seulo, una delle capitali della vita lunga in Sardegna, is food. Comunque se pensiamo all’Italia non possiamo non parlare di porchetta, il cui luogo di nascita eD elaborazione della ricetta è a tutt’oggi incerto. Gli abitanti di Ariccia, nel Lazio, ne rivendicano la paternità. In Umbria si sostiene che sia nata a Norcia, famosa sin dai tempi dei Giuseppe Fatati presidente Italian Obesity Network romani per l’allevamento del maiale (da cui il sostantivo norcino). Norcino è il salumiere per antonomasia e norcineria è l’insegna che campeggia nei negozi che preparano e vendono tutti i prodotti che provengono dalla lavorazione del maiale. Nell’Alto Lazio la si fa risalire all’epoca degli Etruschi.

Antichissima è la tradizione della porchetta di Campli in provincia di Teramo (Abruzzo). La porchetta è elemento fondante di quel fenomeno particolare che è la cucina di strada che viola molte delle regole di casa; il consumo diviene al tempo stesso un fatto privato (spesso ci si ciba da soli, contrariamente a quando si va al ristorante o al bar) e un evento pubblico, perché avviene per strada o in locali aperti agli sguardi di tutti, quindi legato alla collettività. Comunque non solo porchetta ma frutti di mare crudi pugliesi, spuntature marchigiane alla brace (budellini di vitello o agnello), piadina romagnola, focacce liguri, gnocchi fritti emiliani, castagnacci toscani, pani ca’ meusa (pane e milza) palermitano, crepes piemontesi: sono alcuni esempi del cibo da strada italiano che è tradizione e comunicazione.

Il cibo di strada è l’incarnazione moderna di un passato arcaico che esprime ancora il desiderio di incontrare mondi diversi. Possiamo concludere ricordando che la pratica culinaria basata sulla preparazione, esposizione, consumo e vendita di prodotti alimentari in strade, mercati e simili, nota sin dal tempo dei Romani, sembra aver mantenuto se non accresciuto, negli ultimi tempi, il consenso popolare. Tra sperimentazione culinaria e riscoperta delle tradizioni locali, il suo successo ha attraversato indenne la pandemia e sembra destinato a continuare e a crescere.