Una comunità che si insinua in un’area industriale gode di un ambito circoscritto in cui insistono più operatori prosumer che possono beneficiare anche delle infrastrutture già presenti, come sottoservizi e cavidotti per implementare l’impiantistica
L’Asi Salerno ha proposto lo strumento delle CER, insieme con altri partner tra cui Confindustria, al momento in due territori di sua pertinenza: Battipaglia e Buccino. Che riscontro sta avendo e quali saranno le caratteristiche della CER che ha in mente?
Il caro bollette sta mettendo a dura prova famiglie e imprese, generando una crisi senza precedenti che non sappiamo quanto potrà durare. Per questo, sarebbe importante istituire nelle aree industriali delle Comunità Energetiche Rinnovabili, capaci non solo di affrancare cittadini e imprese dalle fonti fossili, ma anche di rafforzare il sistema industriale e creare occasione di lavoro e comunità. I soggetti coinvolti in una CER possono infatti condividere l’energia, riducendo i costi in bolletta, migliorare l’impatto ambientale e accedere agli incentivi, al momento monchi però dei decreti attuativi. Stiamo ricevendo riscontri entusiastici, in particolare a Buccino, tanto che il progetto è ormai in fase avanzata grazie alle interlocuzioni con Enel X che vorrebbe farsi carico – tra l’altro – di uno studio preliminare e formulare la sua proposta di realizzazione della CER. A Battipaglia, invece, siamo più indietro. Attualmente tutte le CER, fatta esclusione per quelle in governo alle Autorità Portuali, possono coinvolgere singoli impianti ciascuno di potenza non superiore 1 MWh. La potenza “permessa”, insieme con la mancanza del decreto attuativo che fissa il quadro normativo definitivo sulle CER, sono due grosse limitazioni che ci auguriamo vengano presto superate. Si pone l’obiettivo di farlo la proposta dell’onorevole Piero De Luca presentata in Parlamento, in virtù della quale i consorzi di sviluppo industriale come il nostro possono farsi promotori dell’istituzione di comunità energetiche rinnovabili, per impianti superiori a 1 MWH, nelle aree industriali di loro competenza, esattamente al pari delle Autorità portuali. Ci auguriamo venga accolta senza ulteriori perdite di tempo. I vantaggi derivanti sarebbero notevoli. Una comunità che si insinua in un’area industriale gode di un ambito circoscritto in cui insistono più operatori prosumer che possono beneficiare anche delle infrastrutture già presenti, come sottoservizi e cavidotti per implementare l’impiantistica. L’obiettivo finale non è di poco conto: garantire autosufficienza energetica a imprese e collettività.
Come si trova un punto di equilibrio tra gli interessi di tutti i soggetti coinvolti?
Pensando ai molteplici vantaggi. Oltre a quello ambientale, aderendo a una CER ciascuno massimizza i benefici del proprio impianto da energia rinnovabile e, in più, i costi complessivi si riducono per effetto di economia di scala e degli incentivi previsti. Al momento solo la burocrazia, come spesso accade, potrebbe disincentivare questa scelta.
Passando ad altro ma restando in tema di sviluppo delle imprese, a che punto siamo con le ZES?
Molto dipenderà anche dalla versione definitiva della Manovra 2023. Le ZES in Campania rappresentano un’occasione concreta di rilancio strutturale e competitivo per cui è fondamentale che le misure agevolative previste siano non solo prorogate, ma rafforzate. Indispensabile è inoltre completare la semplificazione normativa per rendere davvero più attrattivo investire nel nostro Mezzogiorno che chiede sviluppo, non assistenzialismo.