Tanta qualità per l’edizione 2021 dell’evento internazionale che consente di scoprire le novità e le prospettive future delle aziende di design. La presidente del Salone del Mobile Maria Porro: «Non dovremmo dimenticare la capacità tutta italiana di ribaltare anche la peggiore delle situazioni facendo squadra»
Presidente, il Supersalone è stato il suo primo, importante, banco di prova. Soddisfatta?
Il bilancio è estremamente positivo grazie a numeri inaspettati e importanti: oltre 60mila visitatori, per oltre la metà dall’estero e sempre oltre il 50% di buyer, 113 paesi partecipanti, grande attenzione e copertura mediatica anche fuori dei confini nazionali.
Si è respirato un crescente entusiasmo, riverberato su tutta la città per cinque giorni pieni, cominciato con il privilegio di avere il capo dello Stato Sergio Mattarella presente all’inaugurazione. Si è vista tanta qualità, riconosciuta sia da chi ha esposto, sia da chi è venuto a farci visita.
Un’edizione nuova sotto tanti punti di vista: innanzitutto per l’apertura quotidiana anche al grande pubblico e l’aumentata dimensione commerciale. Intuizioni vincenti?
Il merito va senz’altro al curatore Stefano Boeri e all’energia del suo team ma va condiviso anche con quanti, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito dell’evento. La coralità con cui abbiamo costruito il nostro Supersalone, intorno a tematiche chiare, è stata determinante.
Soddisfatto sia il pubblico consumer in un momento in cui la casa è tornata centrale nelle nostre vite, sia il segmento business che, in un periodo ancora incerto e imprevedibile, ha potuto impegnarsi in un investimento controllato.
Cosa e chi hanno reso questo evento indimenticabile?
Non ho dubbi: il presidente Mattarella che rompe il protocollo, sale sul palco e prende la parola violando il programma convenuto. È stato indimenticabile sentirgli dire che il Salone del Mobile tornava a «raccogliere il coraggio d’impresa, la cultura, fantasia e la creatività», indispensabili in questo momento per il rilancio del Paese.
Nel corso della visita ai padiglioni, ha poi ringraziato chi ha lavorato dietro le quinte, consapevole che l’iniziativa avesse richiesto sforzi immani a tutta la squadra.
Ecco, non lo dimenticherò mai come mai dovremmo dimenticare la capacità tutta italiana di ribaltare anche la peggiore delle situazioni facendo squadra.
Come hanno risposto le aziende italiane in termini di creatività e progettazione alle paure di questi anni? Penso non solo alla pandemia, ma alle incombenti minacce al clima ad esempio. Sono nati nuovi trend destinati ad affermarsi?
Con una accelerata negli ultimi mesi, la sostenibilità è ormai entrata a pieno titolo nella progettazione diventandone un elemento imprescindibile.
Il Salone non solo è stato il palcoscenico per differenti soluzioni e proposte da parte di aziende, italiane e straniere, sul tema, ma esso stesso è stato un evento interamente sostenibile, per la scelta dei materiali impiegati, per il tipo di assemblaggio e per la misura contenuta delle emissioni di carbonio.
La sostenibilità è diventata un ingrediente irrinunciabile della qualità del nostro design. Il cambio di passo è avvenuto e indietro non si torna.
Il disegno industriale tradizionalmente è stato un mondo maschile. Oggi è ancora così o è più facile per le donne diventare protagoniste?
Credo che nulla sia facile e che ciascun traguardo sia da conquistare grazie alla competenza. Il mondo della produzione e del sistema delle imprese familiari è attraversato da importanti cambi generazionali che vanno gestiti in modo accorto perché nuovi management possano interpretare al meglio le sfide e i cambiamenti di oggi. Giovani o vecchi, donne o uomini, facciamo in modo che a prevalere siano finalmente le capacità.
Se dovesse scegliere un solo materiale, direbbe che il design italiano è fatto di…
È fatto di idee, di coraggio e umiltà. Il design italiano è molto di più dei suoi materiali, a contare sono le idee. Ed è per questo che è inimitabile il nostro design.