Il device progettato da Softcare Studios permette di trasformare la routine terapeutica in gioco, attraverso la realtà virtuale, monitorando costantemente i valori dei pazienti e ottimizzando la terapia. «Il plus del nostro progetto – a parlare è Valentino Megale – è che guarda oltre i limiti imposti dalla malattia»
A quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta?
TOMMI, il primo progetto della startup innovativa Softcare Studios, nasce con l’obiettivo di supportare l’esperienza dei pazienti durante il trauma rappresentato dalla terapia utilizzando uno strumento digitale – la realtà virtuale – per ridurre l’uso di sedativi e antidolorifici. In particolare, TOMMI è un’esperienza in VR fornita in forma di gioco interattivo e immersivo, dedicato ai pazienti pediatrici sottoposti a trattamenti medici stressanti e dolorosi: parliamo di ambiti in cui il bambino vive sfide e condizioni particolarmente difficili come la pediatria oncologica, ma anche l’odontoiatria, l’ortopedia e i test diagnostici.
Abbiamo progettato ambienti digitali per distrarre i bambini dalle emozioni negative della terapia, per dar loro una tregua dalle mura ospedaliere, ma anche per coinvolgerli attivamente nelle piccole sfide del gioco, stimolando e testando le loro capacità psicomotorie per fornire al personale medico informazioni utili a valutare le condizioni di benessere dei pazienti e ottimizzare la terapia. Inoltre, e per noi rappresenta un aspetto fondamentale, TOMMI coinvolge anche i genitori che possono così giocare con i propri figli e vivere dei momenti di complicità e spensieratezza comuni.
Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione?
TOMMI è pronto nella versione closed beta, e in questo momento lo stiamo testando presso il reparto di oncoematologia del Regina Margherita di Torino con pazienti pediatrici, sotto supervisione medica e in collaborazione con le associazioni locali DEAR e Fondazione Amici di Jean. A breve partirà un secondo percorso pilota presso il SS. Annunziata di Taranto in collaborazione con l’associazione LWB Project. Si tratta di percorsi di familiarizzazione con la tecnologia che ci permetteranno di discutere approfonditamente delle potenzialità di TOMMI con il personale medico, i pazienti e le loro famiglie. Le prime sessioni con TOMMI ci hanno davvero emozionato: i bambini giocano a TOMMI e sono entusiasti di rigiocarci e lo stesso vale per i genitori che trovano un modo concreto attraverso cui condividere tempo e sorrisi con i propri figli.
Con TOMMI i bambini possono finalmente ritagliarsi un piccolo giardino di privacy, dove lasciarsi andare e rilassarsi con ambientazioni positive, nonostante spesso siano forzati a stare in ospedale. Per noi è una grande soddisfazione, quello che possiamo fare con la tecnologia e l’impatto che possiamo offrire ai bambini con il nostro lavoro è impagabile ed è la molla che ci spinge a fare sempre meglio, sempre più in sintonia con le reali necessità dei pazienti.
Aver partecipato a un hackathon quanto ha contato nello sviluppo di TOMMI?
Con TOMMI abbiamo partecipato al primo hackathon dell’azienda pharma Merck in Italia a Roma nel 2016. La nostra idea è stata selezionata tra i vincitori, permettendoci di lì a poco di partire verso il programma di accelerazione di Merck a Darmstadt, in Germania. Per tutto il team è stato il modo per far emergere la nostra creatività e mostrare l’impatto concreto delle nuove tecnologie digitali quali la realtà virtuale per supportare i pazienti durante la terapia. È stata l’occasione perfetta per connetterci all’ecosistema internazionale di innovazione in digital health, creando una forte partnership con un’azienda leader del settore quale Merck e iniziare così il nostro lungo percorso di successo che ci ha portato dove siamo adesso: con un progetto finalizzato, in mano ai pazienti per cui è stato progettato, insieme a tanta esperienza maturata in questi due anni che ci ha permesso di essere selezionati dalla Commissione Europea come miglior startup in salute digitale nel 2018.
Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo?
Negli ultimi anni ho viaggiato molto spesso: ho avuto l’opportunità di attraversare l’Europa dal Nord a Sud, volare in USA e raggiungere l’Oriente fino a Taipei. Ciò che mi ha insegnato il viaggio è che non esiste una formula unica per risolvere tutti i problemi, una soluzione magica che faccia da panacea a tutte le nostre paure o necessità. Quando viaggio mi piace scoprire quanto il mondo e le persone possono essere diversi da ciò che ci abituiamo a pensare nella nostra routine quotidiana. Questo si traduce in un’idea fondamentale alla base del mio lavoro e di quello dell’intero team di Softcare Studios: la tecnologia diventa una soluzione reale nella misura in cui riesce a riconnettere le persone con la loro natura, i loro bisogni e le loro aspirazioni. Ci occupiamo di realtà virtuale ma per noi questa non rappresenta l’ennesimo schermo da posizionare davanti agli occhi degli utenti. Piuttosto deve fungere da finestra, attraverso cui riuscire a guardare oltre i limiti imposti da condizioni involontarie quali la malattia. Il viaggio mi insegna a guardare sempre oltre e voglio continuare a farlo anche attraverso la tecnologia.
Crede nell’intelligenza (artificiale) al potere?
Credo che in troppi casi abbiamo interpretato la tecnologia come un’opportunità di delegare le nostre responsabilità di esseri umani. La tecnologia deve servirci, è un mezzo per ampliare le nostre capacità, portare il nostro operato su livelli nuovi, non per fare di meno stando seduti sul divano a goderci lo spettacolo. L’IA è una grande opportunità per aumentare l’efficienza delle nostre attività, ma sta a noi renderla davvero intelligente, ossia impiegarla al momento giusto nei contesti più consoni. Se l’IA verrà usata correttamente, ho fiducia che diventerà un ottimo mezzo per ridurre costi e tempi nei vari ambiti lavorativi, far emergere le potenzialità della nostra civiltà a livello globale e offrirci nuovi orizzonti dove crescere e maturare. In questo contesto sta a noi affrontare le sfide che nasceranno e rendere il potere non un fine, ma uno strumento equilibrato per regolare il viaggio che condividiamo su questo pianeta.