Vincente la formula dell’advance booking, che ha premiato con sconti vantaggiosi chi ha prenotato in anticipo. Per fare ancora meglio, però, il presidente di Federturismo Gianfranco Battisti, «chiede di investire nella promozione unitaria del territorio sul mercato internazionale»
Numeri da record per la stagione estiva turistica nel nostro Paese. A chi va la maglia rosa?
É stata sicuramente un’estate da record per il turismo italiano che non ha fatto altro che confermare il buon andamento del primo semestre 2017. Nei mesi estivi sono stati 34 milioni gli italiani in movimento, con una crescita del 3% rispetto al 2016. Tra giugno e settembre le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere hanno registrato 48,3 milioni di arrivi e 208,7 milioni di presenze, con un +2% rispetto al 2016. Il mare è stato indubbiamente il grande protagonista, in particolare le località balneari pugliesi, siciliane, sarde e romagnole, ma si sono registrate buone performance anche in montagna e nelle città d’arte.
Il Belpaese è stato, inoltre, la destinazione preferita dagli stranieri: tedeschi, francesi, inglesi e americani con un incremento del 3% rispetto all’anno scorso. I tedeschi hanno preferito il mare, i francesi la montagna e gli inglesi le città d’arte. Nel corso dell’estate un grande traffico si è registrato anche nelle stazioni dove più di 26 milioni di turisti hanno viaggiato a bordo delle Frecce e dei treni a percorrenza nazionale, facendo registrare un +2% rispetto al 2016 e negli aeroporti in cui si è riportato un aumento del 7% dei flussi. Ma la vera novità dell’estate si è rivelato l’advance booking (cresciuto del 15%) e, a conferma delle previsioni di inizio stagione, l’aumento del 6% rispetto all’anno scorso delle prenotazioni per il mese di settembre. Grazie alle tariffe più basse sono stati circa 7 milioni gli italiani che si sono concessi la loro vacanza principale nel mese di settembre, scegliendo in prevalenza il mare.
In cima alle mete preferite c’è stato il mare, ma sono cresciuti anche i numeri del turismo rurale e di quello culturale. Cosa è necessario fare per consolidare e sostenere questo trend?
Il turismo in Italia non è più solo balneare o montano ma è anche culturale. Un trend positivo che già da qualche anno fa meglio anche dei turismi più “tradizionali”, cresciuti meno in termini di arrivi. Oggi il turista che sceglie una città d’arte non esclude di andare in discoteca, chi va al mare non rifugge le manifestazioni culturali.
Non esiste più il “turista di segmento”, ma una figura con esigenze diverse a seconda dell’estro del momento. Per questo, per attrarre più visitatori, è diventata fondamentale una più forte integrazione tra i settori in cui i vari turismi – balneare, ambientale, termale, culturale, enogastronomico – lavorino in sinergia realizzando un’offerta della vacanza completa e competitiva sotto l’aspetto economico; una maggiore capacità di attrazione degli investimenti; una promozione unitaria del territorio sul mercato internazionale.
I turismi sono una grande risorsa per il nostro Paese sui quali dobbiamo lavorare cercando di superare l’attuale frammentazione del comparto e la forte stagionalità. Per diventare più competitivi bisognerebbe prendere ad esempio il modello riminese che ha saputo integrare turismo culturale, artistico e balneare.
Fanno ben sperare anche le proiezioni sui mesi a venire. È così presidente?
Il 2017 si sta confermando un bell’anno per il turismo italiano in cui si prevede che saranno circa 64 milioni gli arrivi internazionali, il 4% in più rispetto al 2016. Nei primi 4 mesi del 2017 gli arrivi turistici internazionali nelle destinazioni di tutto il mondo sono aumentati del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, facendo registrare l’incremento più alto da dodici anni a questa parte a conferma del buono stato di salute del settore. I Paesi dell’Europa Centrale si confermano il principale mercato di origine per l’Italia con 23 milioni di arrivi e una crescita del 2,1% rispetto all’anno scorso.
L’area mediterranea è destinata a crescere dell’1,7%, arrivando a superare 7 milioni di arrivi. Fanalino di coda i Paesi nordeuropei i cui 6 milioni di arrivi verso l’Italia si prevede che aumenteranno dell’1,5% rispetto al 2016.
Mobilità e turismo sono due comparti fortemente connessi. Data la sua solida esperienza, quanto una buona mobilità può contribuire a mettere in moto una strategia turistica vincente e quanto il contrario?
Il turista è innanzitutto un viaggiatore e non c’è turismo senza mobilità: da questo presupposto è nato il primo Piano della Mobilità turistica, ribattezzato “Viaggiare in Italia” che è stato presentato nei giorni scorsi dai Ministri Delrio e Franceschini.
Le infrastrutture per la mobilità costituiscono il primo anello di congiunzione fra la domanda turistica e le risorse del territorio, agiscono come ponti e dovrebbero essere modellate attorno alle caratteristiche del territorio in cui si inseriscono. Servono porte di accesso efficienti e integrate con i sistemi infrastrutturali, un’accessibilità locale per i flussi turistici verso le città d’arte e i centri minori attraverso un’integrazione modale favorita da soluzioni digitali innovative che deve diventare un elemento dell’attrattività della nostra offerta turistica.
Le infrastrutture di trasporto rivestono un ruolo di fondamentale importanza nella filiera turistica del nostro Paese sia per la funzione di cerniera, sia per la capacità di penetrazione nel territorio che non va sottovalutata.