Guardarsi intorno pare un’ottima idea.
Come pure crearsi un ‘Che’ o un ‘Chi’ che faccia di noi un utile qualcuno. Perciò, in un momento come questo dove tutto si mescola e il lamento si fa forza, sembra che manchi sempre qualcosa. Sembriamo funamboli, ma con troppa paura. Si sta fermi, nel mezzo del filo, immobili a osservare. Eppure sotto di noi, sempre qualcosa si muove, e smuove. Eppure sotto di noi finiamo con l’esserci sempre noi, la nostra proiezione, il noi stessi, il nostro che o chi, per lo meno, e manco a dirlo il nostro appena futuro, il quotidiano futuro: il presente.
Così, se un tale Jamie Foxx fa per mestiere lo spaventapasseri e riesce a “far soldi”, allora qualcosa si muove sempre. Certo è che sono le direzioni del reale possibile, per tutti accettabili, che ci inducono al cambiamento. O forse a un passo indietro. Pensate allo spaventapasseri, per esempio.
E pensate, ancora una volta al funambolo, a ciò che guarda sotto di lui, e che si muove.
La rete è diventata il contenitore di informazione tout court: l’esperienza finisce con l’essere acquisizione sedentaria, e intanto dentro la rete si riesce a far tutto, ma proprio tutto. Esiste, fra il cemento e gli spazi verdi urbani un mare infinitamente percorribile, dati da recuperare e raccontare nelle forme più vaste che ciascuno di noi può recuperare nella propria percezione dell’onda.
Qui dove tutte le parole e le professioni hanno subito la rotta forzata della riscrittura di sé, con la trasmissione on line dei contenuti, delle faccende burocratiche, non esiste più fissità se non quella di una sedia e un pc davanti al quale tutte le rotte sono concesse.
“Rendez-vous punto zero” a sua volta diventa l’onda nella quale testimoniare, analizzare il binomio a oggi ineludibile “alfabetizzazione ed elettronica”.
Che si fa quando nel lavoro creativo e remunerativo dell’editoria fa irruzione il digitale? E di più, quando i contenuti sono disponibili a chiunque e chiunque può rendere disponibile a sua volta il proprio contenuto, cosa accade?
Si ragiona, si riflette e si analizza circa il passaggio, ancora non passato, si sospetta circa la garanzia del digitale, ci si impone in alcuni casi, una chiusura che in realtà sembra essere ostinata conservazione del prodotto reale, materiale del libro, o ci si sfrena, si tenta il tutto, si gioca sull’idea “originale”, sulla immagine di sé personalizzata, riconoscibile, criticabile, inequivocabile.
In rete i blog, i figli degli anni Zero, consentono in pochi minuti di crearsi un proprio luogo nel web, nel quale presentarsi, parlarsi e parlare con i lettori. E la rete assume un aspetto circolare.
Circolare e vivace per alcuni, da mangiarsi la coda, per altri.
Eppure, immediatezza e precarietà stanno benissimo insieme.
Per questo, ancora una volta lontano da usi e abusi di parole, sempre le stesse, e di domande, sempre le stesse, e di bivii, sempre gli stessi qui saranno pubblicate e trattate esperienze virtuali tanto da divenir reali.
Inutile dire che il funambolo immobile, sembra notare una divisione quasi bellica da lassù: compagini contrapposte fra ciò che ha sempre caratterizzato il settore editoriale, fra grandi nomi e forti coalizioni economiche, e dall’altro quel sempre detto di nicchia, che oggi invece ha imparato attraverso strategie, ronzii (buzz) e lentezze a procurarsi seppur non troppi soldi, certo più fette di mercato interessanti.
“Rendez-vous punto zero” sarà acquisizione di volta in volta di ciò che dalla rete, dai blog in particolari nasce come esperimento sottoposto sempre all’attenzione di tutti e di chiunque fino a esplodere come dato accettato e assimilato dagli altri blogger-lettori, fino a proporlo di fuori, come tendenza, fino a scovare in quei movimenti comunitari come e quanto è possibile incidere nel consumo, e ancor più nel nostro autoprodurci futuri.